essènza (ant. essènzia) s. f. [dal lat. essentia, der. di esse «essere», come calco del gr. οὐσία; nel sign. concr., dal lat. degli alchimisti]. – 1. In filosofia, la realtà propria e immutabile delle cose, intesa soprattutto come forma generale delle singole cose ≈ essere, fondamento, natura, realtà,... (Treccani)
Esistono molti livelli del sé. Il nucleo principale – il punto di origine di ciascuno di noi – è quello che, negli insegnamenti di Michael, viene definito come la scintilla del Tao, che è un'unità di coscienza rilasciata da Tutto Ciò Che E'.
I religiosi a volte lo chiamano "il Dio interno", ed è una parte che rimane al di fuori della polarità del nostro universo, al di fuori anche del tempo.
Questa scintilla crea un'essenza che contiene il modello con il quale ci manifestiamo sui sette piani della creazione relativi al nostro pianeta: è la totalità delle nostre potenzialità. L'essenza, a sua volta, crea un'anima, che è la parte che anima (scusate il bisticcio) e sostiene tutte le nostre incarnazioni umane, la quale estende una parte di sé in ciascun corpo/anima che abita e gli fornisce autocoscienza (l'anima indossa un corpo, si dice, e per la verità ne indossa più di uno, se consideriamo gli universi paralleli).
Anche gli animali hanno un'anima, ma è un'anima alveare, molto più semplice di quella degli esseri senzienti (cioè capaci di autocoscienza) che sul nostro pianeta sono solo gli umani e i cetacei. Si può vivere senza un'anima, ma è come se non ci fosse nessuno in casa, e il corpo/mente funziona solo in base alla coscienza istintiva.
La parte dell'anima che si incarna produce una personalità, che esiste solo per la durata della vita che stiamo vivendo, ed è composta da caratteristiche fisiche, mentali e emotive, influenzate da quelle che vengono chiamate copertine, dal tipo di corpo costruito, da fattori ereditari, dall'imprinting, dalla numerologia e dall'astrologia. La nostra personalità si sviluppa in base a quello che impariamo nella vita.
La nostra essenza, al contrario, è la parte di noi che continua di vita in vita, sia nel piano fisico che negli altri superiori, e anima la personalità fornendogli la componente spirituale. Anche l'essenza evolve in base a quello che impariamo nella vita, ma in più impara anche (e soprattutto) durante l'intervallo astrale tra le vite e il successivo viaggio attraverso i piani superiori. Come la nostra personalità integra le lezioni ricevute nella vita corrente, così l'essenza integra la personalità e quelle lezioni diventano parte della conoscenza dell'essenza.
Una volta completato un grande ciclo (una serie numerosa di vite incarnate su un pianeta), l'essenza viene, a sua volta, integrata – con tutte le sue conoscenze – nella scintilla originale, che a questo punto si riunifica con il Tao. La finalità di questo processo è quella di far evolvere il Tutto.
Per la nostra personalità, la vita che viviamo è davvero reale, ed è anzi l'unica cosa che esiste che possiamo sperimentare con i nostri sensi: possiamo toccarla, assaggiarla, annusarla, ascoltarla e vederla e ci appare in relazione a come la possiamo percepire.
C'è quella storiella buddhista dell'elefante e dei cinque ciechi, che magari ricordate:
Un gruppo di cinque uomini ciechi viene a sapere che uno strano animale, chiamato elefante, è arrivato in città, ma nessuno di loro sa come sia fatto. Spinti dalla curiosità decidono di andarlo ad ispezionare con il tatto, di cui tutti sono dotati. Vanno dove si trova l'elefante e cominciano a toccarlo: il primo cieco, la cui mano è finita sulla proboscide, dice: "E' un essere fatto come uno spesso serpente!" Il secondo, toccando un orecchio, dice: "No, è come un grosso ventaglio!" Il terzo, che ha poggiato la mano su una zampa: "Macché, è fatto come una colonna!" Il quarto, toccando il lato dell'animale dice "E' un muro robusto." E l'ultimo, stringendo la coda: "No, è come una corda resistente."
...giusto per dire come la realtà possa variare a seconda della nostra capacità percettiva. In qualunque modo la percepiamo comunque, se quello che viviamo non ci piace, ecco che arriva la sofferenza. Se ci tagliamo un dito esce quello che sembra essere sangue vero. Se qualcuno che amiamo ci abbandona o muore, allora proviamo il senso di perdita e il lutto.
Se quello che viviamo ci piace, invece apprezziamo il cibo, il sesso e tutte le cose belle della vita. In ogni caso, sembra che le cose ci accadano, indipendentemente dalla nostra volontà: ci cascano addosso, spontaneamente, casualmente.
E uno comincia a pensare che tutto questo ha a che fare con la fortuna: se sei fortunato, allora nasci in una famiglia bella e ricca, hai un buon patrimonio genetico e mezzi, e salute, e sei anche bello. Se vieni dalla povertà, sei malaticcio e magari bruttarello, allora pensi di essere sfortunato. Ma la fortuna non ha nulla a che vedere con questo: nessuno è fortunato o sfortunato. Perché uno dovrebbe essere più o meno fortunato? E chi è responsabile della sua fortuna o sfortuna? Noi stessi? gli altri? gli dei? lo spirito santo? le nostre vite precedenti?
E' una cosa su cui non riflettiamo molto, e anche se siamo intelligenti ci troviamo a seguire delle regole e credenze che arrivano dall'educazione e dalla società. Crediamo a quello che la nostra cultura, la nostra religione, la nostra visione politica ci dice di credere, anche se il novanta per cento di questa programmazione è completamente errata e sbagliata, e pure folle.
La nostra personalità, quando non è spiritualmente evoluta e consapevole, è come un bambino. Se si chiede ad un bambino di otto anni di pilotare un aereo di linea in volo, o sarà totalmente terrorizzato, perché sa che è oltre le sue capacità; oppure, se è in delirio o completamente scemo, penserà che è una cosa divertente, finché non si schianterà a terra. Se un pilota esperto gli mostra cosa fare e lo aiuta, magari riesce a far volare l'aereo per un po'. Il bambino saggio sarà molto grato per l'aiuto; quello scemo penserà di essere in grado di farlo volare, e lo dirà a tutti, senza rendersi conto che, senza l'aiuto del pilota, non avrebbe mai potuto farlo.
Il pilota, che offre il suo aiuto e mostra come si fa, è la nostra essenza, saggia e piena di compassione, per nulla turbata da qualunque cosa possa capitare. L'essenza sa che la vita fisica non è altro che un sogno molto realistico e, dato che l'essenza opera al di fuori del sogno (Maya, lo chiamano gli orientali), il sogno non la spaventa per nulla. Sa che è un cartone animato prodotto per insegnare e fare esperienze. Per la nostra personalità invece il sogno è così realistico che è facile dimenticare che sia un sogno e pensare che sia l'unica cosa che esiste.
L'essenza vede la vita fisica come estremamente semplice, assolutamente senza sfide: sa che la separazione tra te e me, tra noi e loro, tra vicino e lontano, passato e futuro, non esiste. Esiste solo l'esperienza, fatta di coesione, presenza e libertà totale da qualunque limitazione.
Per la personalità invece la vita fisica è una grande sfida, zeppa di confusione, problemi, dilemmi e paradossi; per lei esiste solo la separazione, la quale genera molta paura, impotenza e confusione, e tutto questo accade nel passato, nel presente e nel futuro, ognuno con le proprie problematiche.
Se un bambino è lasciato da solo è difficile che possa crescere bene ed è facile invece che non riesca a sopravvivere: il sogno è più grande di lui. Il bambino ha bisogno i genitori e, in questa metafora, i genitori sono l'essenza, che si trova sempre nel qui e ora ed è sempre disponibile ad aiutare, quando le viene chiesto. Solo che il bambino, spesso, non si ricorda di chiedere aiuto, o magari non riconosce neppure che c'è un osservatore interiore, che veglia su di lui, se ne prende cura, lo ama, ma anche non interferisce con la sua vita, come un genitore che osserva il figlio al parco giochi, mentre gioca con gli altri bambini. Certo che lo osserva con attenzione, ma non interviene, a meno che ci sia un reale pericolo: sa che il bambino ha bisogno di fare esperienza, per imparare.
Prima o poi, un bambino intelligente e saggio impara a chiedere aiuto ai genitori: "Mi aiutate ad andare in bicicletta? Mi aggiustate questo strappo nei pantaloni? Mi spiegate questo problema di matematica?..." E così via. Purtroppo, spesso, i genitori di un figlio di otto anni – nella metafora – hanno loro stessi otto anni e sono totalmente incapaci di aiutarlo; o magari sono incapaci di aiutarlo perché assenti dal punto di vista emotivo, intellettuale o spirituale. Viviamo in un mondo affollato ma sovente ci sentiamo soli e abbandonati. Nessuno ci insegna che ognuno di noi è un essere sacro e divino con radici molto profonde, una straordinaria saggezza e una incredibile capacità. Nessuno ci dice che prima o poi scopriremo che siamo noi i nostri genitori interiori. E questa è la bella notizia.
Dato che nessuno ci ha insegnato che possiamo chiedere aiuto all'interno, questo ha creato un'estrema limitazione alle potenzialità umane nei millenni. Ora le cose stanno cambiando e nel giro di poche centinaia d'anni si instaurerà un nuovo paradigma che darà origine a una nuova generazione di esseri umani saggi che sanno come operare nella nuova coscienza. Questo porterà come risultato compassione, gentilezza, aiuto reciproco, amore e generosità, tutte cose che sappiamo aiutano a crescere bene. Certo, sarà necessario molto lavoro per rimettere a posto tutto il casino che esseri umani inconsapevoli e immaturi hanno creato, ma in un sogno, ogni cosa può accadere, giusto?
Quindi, cosa possiamo fare ora per utilizzare queste informazioni e per far sì che si realizzino? Prima di tutto non possiamo tentare di cambiare il mondo dalla prospettiva del bambino: la personalità ordinaria non è equipaggiata per poterlo fare, al massimo può pulirsi il sedere. Il cambiamento è nelle mani della nostra essenza, ma l'essenza principalmente sta ad osservare, a meno che non le venga chiesto aiuto. E' una situazione curiosa: il saggio ha bisogno il permesso dello stolto per intervenire. "Chiedi e ti sarà dato" dicono le antiche scritture, e questo richiede umiltà, oppure quando le cose vanno male, disperazione. Chiaramente è meglio chiedere dall'umiltà che dalla disperazione, visto che quest'ultima nasce dalla paura, e non fa bene chiedere aiuto dalla paura. Per chiedere aiuto dall'umiltà si può fare più o meno così:
Mio Sé Superiore, Spirito, Mia Guida, Mia Presenza Onnipotente (o comunque si voglia chiamarlo):
Grazie per essere con me. So di non conoscerti molto bene ma voglio stringere una relazione più forte con te. Ho bisogno un po' di aiuto con la mia vita, ho bisogno una guida a cui affidarmi con sicurezza. Sono pronto ad ascoltarti e seguire i tuoi consigli. Dammi molti segni e segnali, indicandomi qual è la giusta strada per me. Rendili ovvi. Non mi aspetto che sia tu a fare tutto, certo: mi rendo conto che questo è il mio sogno e sono quello che deve prendersene la responsabilità. Aiutami a capire qual è la verità. Ricordami che sono un essere sacro, di natura divina, molto più capace di quel che penso di essere. Aiutami a comprendere che non sono mai solo, che tu sei sempre con me, che tu sei il mio miglior amico. Aiutami a vedere gli altri intorno a me cosa realmente sono, ovvero altri aspetti di me stesso. Aiutami a non giudicarli, a non attaccarli, a non vederli come errori. Aiutami ad essere compassionevole, gentile e generoso in tutte le mia attività con me stesso e con gli altri. Sono pronto a trasformare la mia vita, a rilasciare e abbandonare i vecchi modi che ho avuto e ad abbracciare quel che non conosco ancora, ad innalzarmi ad ottave più alte. Sono libero da ogni limitazione, ogni prigione, ogni bugia, ogni paura, ogni falsa programmazione. Grazie per ascoltarmi. Ti amo e so che tu ami me.
Poi stiamo in silenzio per un po', ascoltando solo come ci sentiamo. Magari non sentiremo nulla, magari sentiremo una presenza. O forse ascolteremo dei pensieri nella nostra testa e proveremo uno stato d'animo molto sereno, di calma, di tranquillità, o uno di gioia e ispirazione, o anche uno di sollievo e libertà. Non bisogna giudicare quello che sperimentiamo, ma solo notarlo.
Il primo passo è quello di stabilire una relazione con la nostra essenza, ovvero trasformare il nostro mondo interiore: quello esterno si trasformerà di conseguenza e cominceremo a vedere che la differenza dentro di noi produce differenza all'esterno. Il mondo esterno ci apparirà fresco e nuovo, anche nei particolari: generalmente le persone saranno più carine con noi e noi ci sentiremo più rispettosi. Il cibo avrà un sapore migliore, i colori più brillanti, gli animali mostreranno più curiosità verso di noi e saranno molto amichevoli. Altre cose accadranno perché ognuno di noi è differente nel modo in cui fa esperienza del cambiamento, ma i segni arriveranno di certo e il profumo dell'essenza ci accompagnerà ovunque.
Con Amore,
Yel
(immagine di Yvonne Ayoub)
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