Maria teneva stretta tra le mani un disegno.
L'aveva fatto quando era piccola, forse aveva cinque anni.
Era seduta nella tetto di casa sua, suo figlio giocava in giardino con suo marito.
Il sole illuminava e scaldava quella mattinata nera nel cuore di Maria.
Aveva perso la madre il giorno prima, il funerale era stato devastante.
Mentre la mattina precedente sistemava le sue cose in cantina, aveva trovato quel disegno.
I ricordi della sua giovinezza le erano piombati addosso senza poterli frenare.
Augusto, suo padre, era un uomo burbero, grosso e sempre ubriaco. Era morto giovane, dopo un incidente domestico.
Ma Maria non aveva pianto, nonostante avesse solo dieci anni.
Odiava suo padre e non l'aveva mai nascosto a nessuno, fin da piccola.
L'avevo visto la prima volta picchiare sua madre al ritorno da una serata fuori.
Aveva sentito il padre rientrare e scendendo di corsa dal letto, era volata al piano di sotto per salutarlo.
Ma quando era arrivata in cucina, aveva visto sua madre in lacrime per terra che si teneva una mano sulla guancia sanguinante.
Il padre aveva alzato lo sguardo incontrando i suoi occhi.
Maria era corsa via. Non sapeva dove andare, sentiva suo padre dietro di lei.
Corse in camera e da lì prese le scalette per andare nella casetta sopra il tetto che la mamma le aveva costruito per guardare le stelle.
Vide suo padre arrampicarsi traballante sulla scaletta.
Maria corse lungo la parte bassa del tetto che faceva da tettoia al giardino sotto.
I piedi del padre facevano scricchiolare le tegole.
Corse a per di fiato per tutto il tetto della casa, scendendo dalla scaletta laterale che dava sul giardino.
Il rumore delle mattonelle che scricchiolavano rimbombava nelle sue orecchie.
Corse in casa in cerca dalla madre, che con la guancia sanguinante e gli occhi gonfi, la stava aspettando.
Augusto era sceso dal tetto ma non era entrato in casa, troppo ubriaco era crollato nel divanetto del giardino.
Il giorno dopo Maria aveva fatto quel disegno e lo aveva nascosto sotto la maglietta della sua bambola preferita.
Negli anni successivi aveva visto molte volte suo padre picchiare la madre, ma non ne aveva fatto mai parola né con lei né con lui.
Semplicemente si rifugiava sul tetto di casa, dove il padre non salì mai più dopo quella sera.
Era il suo luogo sicuro, lì non sarebbe stata mai più inseguita.
Dopo la morte del padre le cose in famiglia erano andate meglio. La madre aveva sposato un altro uomo, gentile e molto colto. E aveva avuto due figli con lui.
Maria era cresciuta felice ma spesso i ricordi tornavano a tormentare i suoi sogni e i suoi pensieri; allora saliva sul tetto e lì fuggiva a tutto il nero che la inseguiva.
Questa ancora di salvezza se l'era portata dietro tutta la vita. Ogni volta che qualcosa la turbava, ogni volta che qualcosa la rattristava od ogni volta che la vita la metteva in difficoltà, lei si rifugiava sul tetto e niente lì la toccava.
Adesso sua madre non c'era più, ma quel tetto non la stava proteggendo.
Abbassò lo sguardo verso il disegno.
Una lacrima cadde sul ritratto.
Immagine realizzata da @isakost e liberamente riutilizzabile
I rimorsi per non averla mai aiutata, i rimorsi per non averle mai parlato né tanto meno esserle stata vicina, i rimorsi di essere andata via di casa presto..tutto questo l'aveva inseguita fino a lassù, e come un'ombra nera si era seduta accanto a lei, raggiungendola.
Con questo racconto partecipo al theneverendingcontest n° 26 S1-P6-I1 di @spi-storychain.
Tema: Inseguimento
Ambientazione: Tetti
...e partecipo al contest THE LOUNGE OF ISAKOST - TELL ME A STORY #1 di @isakost.
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