Un altro vampiro, un altro pazzo scatenato. Mentre in America Albert Fish è già ricercato dalla polizia e ha compiuto la maggior parte dei suoi omicidi, tra il febbraio e il novembre del 1929, in Germania, si scatena la follia del Vampiro di Düsseldorf. Peter Kürten è un serial killer anomalo: ha compiuto i suoi spietati omicidi nell’arco di un solo anno, nessun assassino è riuscito ad attirare così tanto l’attenzione del resto del mondo e ad incutere tanta paura nella popolazione in così poco tempo. Ha inoltre organizzato lui stesso la propria cattura e la condanna che gli è stata inferta è l’unica nella storia della Germania.
Atipico anche dal punto di vista clinico, Kürten è stato classificato come uno psicopatico patologico, sadico, estremamente egocentrico e orientato esclusivamente al piacere sessuale. Eppure diversi aspetti del suo comportamento e della sua personalità vanno in contraddizione con le menti criminali studiate fino ad allora e con la classificazione stessa in cui è stato inserito.
INFANZIA
Peter Kürten nasce il 26 maggio 1883 a Mullheim, un sobborgo di Köln.
Come è frequente in questi anni, la sua è una famiglia molto povera, Peter passa l’infanzia in uno squallido monolocale, con i suoi tredici fratelli e con un padre alcolizzato e ovviamente violento con la famiglia. A dire il vero un po’ tutti i Kürten hanno sempre sofferto di problemi mentali e alcolismo.
Kürten Senior torna spesso a casa ubriaco e costringe la moglie ad avere rapporti sessuali davanti ai figli. Irascibile e sessualmente disturbato, l’uomo viene incarcerato ben presto per aver commesso incesto con la sorella più grande di Peter, tredicenne.
Probabilmente le basi degli impulsi sadici di Kürten sono proprio da ricondurre agli episodi violenti a cui ha dovuto assistere durante la propria infanzia.
All’età di nove anni, Peter fa amicizia con un accalappiacani che abita nel suo stesso edificio. L’uomo è un pervertito, mostra al bambino come ci si masturba e gli insegna a torturare i cani. Ciò nonostante, al contrario di quanto farebbe un bambino normale (ovvero evitare quell’uomo malato), Peter si affeziona e stringe con l’accalappiacani una grande amicizia.
Le conseguenze non tarderanno a venire: in quegli anni, Kürten affoga un amichetto.
I ragazzi stanno giocando su di una zattera sul Reno, Peter finge di annegare e uno degli altri si tuffa in suo soccorso. Una volta che è stato raggiunto, Peter afferra il bambino e lo trascina sotto la zattera, dove lo tiene fino a che non affoga.
Passano gli anni, Kürten cresce, e con lui la sua follia. Durante l’adolescenza comincia ad avere rapporti sessuali con le capre e le pecore che stanno in una stalla vicina. Ben presto però si accorge di provare ancora più piacere se pugnala gli animali mentre li violenta.
A sedici anni scappa di casa e comincia a rubare per sopravvivere, finendo così in prigione per la prima volta. Alla fine le sue condanne totali saranno 27, per un totale di 24 anni passati dietro le sbarre. Soprattutto quando è più giovane, in prigione è costretto a sottostare a tutte le violenze sessuali e psicologiche possibili e immaginabili. Non gli sarà certo d’aiuto.
Liberato, nel 1899, Kürten va a vivere con una prostituta masochista che ha il doppio della sua età. Passa le giornate seviziando la donna, trasferendo finalmente i propri impulsi sadici dagli animali agli esseri umani.
LA NASCITA DEL VAMPIRO
Incarcerato nuovamente, Peter scopre che la prigione è il luogo ideale per sognare ad occhi aperti: sogna rapporti brutali, ammazzamenti, perversioni estreme.
Inevitabilmente, appena liberato, compie la sua prima aggressione sessuale su una ragazza, nei boschi di Grafenberg. Kürten è sicuro di averla uccisa, ma non è mai stato ritrovato il corpo. Ogni volta che viene incarcerato, Peter comincia a fantasticare e, quando viene liberato, si sfoga sulla società.
Il primo vero assassinio del futuro Vampiro di Düsseldorf è dunque da collocare nel 25 maggio 1913, a Köln.
Kürten ha passato l’intera primavera rubando, specializzandosi in rapine ai bar e furtarelli in taverne e locande.
In questa particolare sera, Peter sta “sorvegliando” una locanda di Köln, sulla Wolfstrasse. Come d’abitudine, passa qualche ora girovagando per le stradine circostanti, poi decide di passare all’azione, fa irruzione nella locanda e sale al primo piano.
L’ispezione si rivela umiliante, non c’è niente che valga la pena rubare e Peter sta per andarsene amareggiato quando, aperta la porta dell’ultima stanza, vede una ragazzina di 10 anni, addormentata nel suo letto.
Kürten agisce d’istinto, afferra la ragazzina per il collo e la strangola con forza. La bambina non reagisce nemmeno, passa direttamente dal sonno all’incoscienza. È già morta quando il mostro le sbatte la testa contro lo spigolo del letto.
Il Vampiro però non è ancora soddisfatto: prima violenta con le dita la giovane vittima, quindi le taglia la gola con un pugnale e beve il sangue che ne esce. Tre minuti di follia allo stato puro.Bere sangue sarà una costante nei suoi futuri omicidi.
Mentre il mostro se ne torna a casa felice e appagato, i coniugi Klein rinvengono il cadavere della povera Christine: è pallidissima, ha due ferite sulla gola, una profonda 2 mm e una 9 cm, si è morsa violentemente la lingua.
nico indizio sulla scena del delitto è un fazzoletto con sopra cucite le iniziali “P.K”. Sfortunatamente il padre di Christine Klein si chiama Peter, e le indagini prima puntano sul povero genitore, quindi sul fratello di questo, infine si chiudono senza risultati.
Il giorno dopo, Kürten è di nuovo a Mullheim, a bere una birra nel Cafè di fronte alla locanda Klein. Tutti parlano dell’avvenimento con indignazione e sgomento: ciò provoca un forte piacere nell’uomo che si sente onnipotente e inafferrabile.
Dopo un infanzia malsana e una giovinezza forse peggiore, l’impulso sadico del Vampiro è ormai maturo, la sete di sangue che ne scaturirà porterà il terrore nella città di Düssenldorf.
RITORNO A DUSSENDOLF
Gli otto anni successivi (1913-1921) Peter li passa in galera, condannato per svariati crimini. Una volta uscito si sposa e trova un lavoro permanente in una fabbrica, si lancia anima e corpo nelle “trade union” e diventa un attivista politico. Quelli tra il 1921 e il 1925 saranno quindi quattro anni di vita normale e rispettabile per Kürten, forse gli unici della sua esistenza.
Nel 1925, il fato lo riporta a Düsseldorf e, ancora una volta, come se fosse il catalizzatore delle sue inclinazioni criminali, la città risveglia il “Vampiro” che c’è in lui.
Per ben quattro anni l’assassino riesce a “controllarsi”, dedicandosi a incendi dolosi e crimini di poco conto, ma è solo un preludio agli orrori del 1929.
Il 9 febbraio 1929 il corpo di una bambina di otto anni, Rosa Ohliger, viene ritrovato sotto una siepe. È stata pugnalata ben 13 volte e l’aggressore ha tentato di bruciarla con la benzina, senza successo. Le tracce di sperma sulle mutandine indicano che l’autore dell’omicidio ha eiaculato senza bisogno di coito.
Purtroppo gli investigatori non hanno l’accortezza di tenere sotto stretta sorveglianza i luoghi delle aggressioni. Peter ha infatti il “vizietto” di ritornarci spesso durante le notti, per ricordare le scene dei crimini e per provare orgasmi a ripetizione, senza muovere un dito.
Solamente cinque giorni dopo l’assassinio di Rosa Ohliger, un certo Scheer, meccanico 45enne, viene trovato pugnalato a morte in una stradina di Flingern. Venti coltellate, soprattutto sulla testa.
Il giorno seguente, come da copione, Kürten ritorna sulla scena del delitto e ha la faccia tosta per attaccare bottone con un agente, per informarsi sulle dinamiche dell’accaduto.
A complicare ulteriormente le indagini ci pensa Stausberg, un noto ritardato mentale del posto. Arrestato mentre inseguiva due ragazze “armato” di un cappio, Stausberg confessa alla polizia di essere l’autore di tutti i delitti di febbraio e viene internato al manicomio criminale.
Così, quando ad agosto ricominciano le aggressioni, la polizia apre un fascicolo nuovo, su di un pazzo nuovo: tutto il materiale raccolto nelle precedenti indagini è perduto.
Il 21 agosto, nel sobborgo occidentale di Lierenfeld, tre uomini vengono pugnalati nella stessa notte, mentre tornavano a casa. Tutte e tre le vittime hanno incrociato casualmente Kürten, hanno augurato gentilmente la “Buona sera” e, in cambio, hanno ricevuto una pugnalata tra le costole e la schiena.
Appena cala la sera del 23 agosto 1929, l’intera popolazione si riversa allegramente sulle strade e nelle piazze per festeggiare la fiera annuale dell’antico borgo di Flehe.
Sono circa le 22.30 e due sorelle adottive, Gertrude Hamacher di cinque anni e Louise Lenzen di quattordici anni, lasciano la fiera e cominciano a dirigersi verso casa, senza accorgersi che un’ombra nascosta tra gli alberi le sta seguendo. Quando finalmente “l’ombra” è sicura di essere sola con le bambine, esce allo scoperto, saluta e chiede un favore a Louise: “saresti così gentile da andarmi a comprare delle sigarette? Io nel frattempo starò attento alla tua sorellina…”
Louise accetta con un sorriso, prende i soldi e si reca dal droghiere, lasciando la sorellastra nelle mani del Vampiro di Düsseldorf.
Kürten strangola Gertrute Hamacher, le taglia lentamente il collo con un tagliacarte e si nasconde nella boscaglia. Quando Louise torna con le sigarette, viene trascinata a forza tra gli alberi, strangolata e decapitata.
Il pomeriggio seguente, una bella ragazza, Gertrude Schulte, viene avvicinata da uno sconosciuto. L’uomo attacca bottone e le propone, senza troppi convenevoli, di avere un rapporto sessuale con lui. “Preferirei morire piuttosto!” è la, quanto mai fuori luogo, risposta di Gertrude.
“Muori allora” grida Peter, mentre si appresta a pugnalarla.
Gertrude Schulte miracolosamente sopravvive all’aggressione e riesce a fornire una descrizione sommaria dello sconosciuto: un uomo di bell’aspetto, di età indefinita, forse 40 anni.
Secondo gli esperti medici che seguono il caso con la polizia, Kürten è ormai arrivato all’apice sessuale, la ferocia e la frequenza dei suoi crimini può solo aumentare esponenzialmente.
Il panico in cui cade Düsseldorf in questo periodo è paragonabile solo a quello causato da Jack lo Squartatore nella Londra di fine ‘800.
Il 7 novembre, Gertrude Albermann, cinque anni, scompare; due giorni dopo il quotidiano cittadino “Freedom” riceve una lettera, con tanto di mappa, che spiega dove si troverebbe il cadavere della piccola.
Le indicazioni purtroppo si rivelano veritiere: Gertrude è veramente sepolta vicino al muro di una fabbrica, strangolata e colpita da 35 pugnalate.
Gertrude Albermann sarà però l’ultima vittima del Vampiro di Düsseldorf.
Tra il febbraio e il maggio del 1930 continuano le aggressioni: tentativi di stupro, strangolamenti, colpi di martello, ma tutti gli sventurati coinvolti riescono a uscirne vivi.
La polizia organizza un’immensa caccia all’uomo senza precedenti, tuttavia basta il fatto che l’assassino cambi troppo spesso il modo di agire per complicare irrimediabilmente le indagini. La popolazione è terrorizzata e spazientita. Il Vampiro è latitante e più folle che mai.
LA CATTURA DEL VAMPIRO
Il 14 maggio 1930, Maria Budlick, abbandona la sua Köln dove è soltanto una domestica disoccupata e decide di spostarsi nella vicina Düsseldorf, in cerca di fortuna.
Alla stazione viene avvicinata da un uomo, che si offre volontario per portarla al più vicino ostello femminile. L’uomo si rivela ben presto un po’ stravagante, insiste per fare una strada non illuminata e Maria, che non è nata ieri, ricordando i recenti eventi di cronaca nera, si oppone con tutte le sue forze. Attirato dal litigio, interviene un uomo che scaccia prontamente il potenziale aggressore e si accerta delle condizioni della donna:Maria Budlick è rimasta sola con il suo salvatore, Peter Kürten.
Il Vampiro offre alla ragazza ospitalità nel suo appartamento di Mettmanner Strasse, ma Maria rifiuta, teme che le verrà chiesto un rapporto sessuale in cambio del letto in cui dormire. Decide comunque di seguire l’uomo, che si offre per accompagnarla a una locanda. Ma non è così.
Kürten conduce Maria fin dentro i boschi di Grafenberger, qui l’afferra per il collo e la costringe ad avere un rapporto con lui. A sorpresa Maria accetta, non oppone resistenza, viene condotta all’appartamento di Kürten e, a rapporto completato, l’uomo la riaccompagna con un tram alla stazione. È tranquillo e soddisfatto, sicuro che non la rivedrà mai più.
Maria Budlick, al contrario, ha una memoria di ferro e, il 21 maggio 1930, Peter Kürten se la ritrova sotto casa, al 71 di Mettmanner Strasse, dove l’aveva portata una settimana prima.
Cosa è successo? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro.
Il 17 maggio, Maria scrive una lettera a una sua amica, Frau Bruckner, nella quale racconta la propria disavventura. Per un errore delle poste, la lettera viene però recapitata a Frau Brugmann, che si allarma e denuncia il fatto alla polizia.
Interrogata a lungo dagli investigatori, Maria Budlick decide di collaborare e conduce il Capo-Ispettore Gennat all’edificio di Mettmanner Strasse.
La donna riconosce immediatamente l’atrio del palazzo, mentre la padrona di casa assicura di aver affittato a un certo Peter Kürten l’appartamento incriminato. Incredibilmente nessuno si accorge invece dello stesso Kürten che, mentre gli investigatori si accingono ad ispezionare le stanze, scende le scale con un cappello calcato sopra gli occhi e si allontana velocemente lungo la strada.
Il Vampiro ha ormai capito che il suo arresto è inevitabile. Un tentativo di stupro, sommato alla sua sporca fedina penale, potrebbe costargli almeno 15 anni di lavori forzati, perciò si decide a raccontare tutta la storia a sua moglie.
Secondo quanto ha scritto Kürten stesso in un suo diario, lo fa la mattina del 23 maggio e la moglie, dopo aver sentito la confessione, si dispera. Non perché suo marito è uno stupratore, non perché suo marito rischia la colonia penale, la moglie di Peter si dispera perché la carcerazione del marito per lei significherebbe una vita di stenti, disoccupazione, fame. Comincia anche a meditare il suicidio e non lo nasconde al consorte. Anzi, lo invita a seguirla.
Peter Kürten, shockato per la prima volta in vita sua, passa il resto della giornata meditabondo fino a quando, verso sera, si rivolge così a sua moglie: “Io posso aiutarti.”
L’uomo confessa alla propria moglie di essere il famigerato Vampiro di Düsseldorf. Le racconta ogni singolo omicidio per risultare più credibile possibile, quindi le spiega che la polizia ha promesso una ricca ricompensa per la cattura del killer. Con quei soldi lei potrebbe vivere tranquillamente per molti anni, le basta denunciare il marito alla polizia.
Frau Kürten non è troppo convinta, non vuole tradire il marito in questo modo infame, ma è Peter a spuntarla.
Il 24 maggio 1930 Frau Kürten racconta tutta la storia alla polizia. Degli agenti speciali assediano immediatamente la casa dove risiede il Vampiro: sono armati fino ai denti e sono pronti a sparare nel caso l’uomo tentasse la fuga.
Verso le 15, sotto il sole primaverile, Kürten esce di casa, sorride e si consegna alle forze dell’ordine.
EPILOGO
Una volta sotto arresto, Kürten confessa tutto con straordinaria franchezza. I medici che esaminarono Peter Kürten dicono che è dotato di un acume affascinante e che la sua memoria funziona in maniera straordinaria, tanto che ogni crimine viene ricordato e raccontato fin nel minimo dettaglio. Questo quando l’assassino deve parlare di omicidi e altre violenze, cose per lui gratificanti. Dovendo parlare invece di questioni d’altro tipo, la memoria di Peter mostra non poche incongruenze e buchi neri.
L’omicida detta direttamente allo stenografo ogni singolo omicidio, ogni singola aggressione e più sono inorridite le facce dei testimoni, più è alto il piacere che prova.
Non tradisce nessun sentimento di colpa o pentimento, vuole solo accertarsi che sia assicurato un ricco futuro per sua moglie, la donna che non ha mai amato e che ha tradito per tutta la vita, ma che, come egli stesso confessa, ha sempre ammirato per il suo splendido carattere.
Il processo si apre il 13 aprile 1931, con l’imputazione di nove omicidi e sette tentati omicidi. Per 63 aggressioni (tra cui altri tre omicidi) non ci sono prove sufficienti.
Ci vorranno ben due mesi per convincere Kürten a confermare la propria confessione. La moglie ha ormai ricevuto la ricompensa e l’uomo non ha più interesse nello smascherarsi, ma alla fine cede nuovamente.
I dottori più brillanti e famosi della Germania lo analizzano e concludono che l’imputato è “sempre stato perfettamente responsabile e cosciente delle proprie azioni”, secondo loro inoltre Kürten ha agito per vendicarsi sulla società delle sofferenze patite in prigione e durante l’infanzia.
Durante le deposizioni in tribunale l’uomo racconta la propria vita, soffermandosi sugli omicidi, con una freddezza e una tranquillità tali da rendere vano ogni disperato tentativo del suo difensore, il Dottor Wehner, per ottenere l’infermità mentale.
La giuria impiega un’ora soltanto per emettere il verdetto: l’imputato Peter Kürten è ritenuto colpevole per tutti gli atti d’accusa ed è pertanto condannato nove volte alla pena di morte. Una sentenza unica nella storia della Germania, la pena capitale prescelta per il Vampiro di Düsseldorf è la ghigliottina.
Il 2 luglio 1932, il Vampiro di Düsseldorf viene condotto al patibolo: una ghigliottina eretta per l’occasione nel cortile della Prigione Statele di Klingelputz.
Alla classica domanda sul proprio ultimo desiderio, Peter Kürten ha così risposto al boia: “Mi potrebbe dire se, dopo che la mia testa è stata tagliata, sarò ancora capace di sentire, almeno per un brevissimo attimo, il suono del mio sangue che sgorga dal ceppo del mio collo?” e dopo un attimo di pausa ha aggiunto: “ciò sarebbe per me il piacere di tutti i piaceri“.
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