“Paura e Contraddizioni sull'Unione Europea”
Scrivo quest'articolo perché sono terribilmente preoccupata da quello che sto studiando.
Mi trovo per caso a preparare l'esame di 'Diritto dell'Unione Europea', e più entro nel dettaglio, più mi rendo conto di quanto sia grave la nostra situazione attuale.
Tuttavia potevo aspettarmelo dopo la lettura dei trattati dell'UE, che in confronto al nostro Codice Civile o alla nostra Costituzione, sembrano racconti di narrativa.
Quasi come una sorta di falso dépliant di un luogo incantato utopico che ha l'intento di ammaliare gli innocenti parlando di “equità”, “uguaglianza”, “protezione per i cittadini”, “sostegno in caso di crisi economica”, etc.
In realtà a mio parere, dietro questa concezione fatata si nasconde qualcosa di molto macabro e marcio.
Infatti ho la stessa sensazione di quando mi trovo di fronte una persona che nella sua arroganza velata, pensa di potermi trarre in inganno perché ha la presunzione di poter fare manovre di psicologia inversa su di me senza che io me ne accorga.
La mia premessa non è dovuta da un pensiero politico a cui aderisco o altra roba simile, semplicemente dai fatti, perché ogni cosa sopracitata viene sfalsata dalle stesse fonti normative europee.
Senza scendere all'analisi nel dettaglio del TUE (Trattato sull'Unione Europea) o sul TFUE (Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea), vi riporterò alcune contraddizioni trovate nei miei argomenti di studio.
Innanzitutto partiamo dal principio, da ciò che ha portato alla nascita del seme europeista nelle menti del'900, dovuto alle condizioni economico-sociali post guerre mondiali o addirittura contemporanei ad esse.
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Ognuno dei pensatori citati nell'immagine aveva il desiderio di creare un'unione di nazioni per creare una sorta di protezione da eventuali minacce di potenze dell'epoca, come l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti, addirittura alcuni suggerendo di creare un esercito europeo (proposta che sarà ripresa nel 1952 con la CED), ma al contempo parlando di 'pace' tra gli stati, altri parlavano di voler creare coesione in settori specifici del commercio internazionale (che avverrà come vedremo con la CECA, la CEE, e l'EURATOM).
Alcuni sostenevano che il patriottismo nazionale ostacolasse la pace per cui avremmo dovuto cedere la nostra 'sovranità nazionale' a questo nuovo ente che avrebbe rappresentato tutti senza alcun pregiudizio, altri sostenevano che invece questa dovesse restare.
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Paradossalmente la svolta importante per la messa in pratica di questa “Organizzazione Internazionale Europea”, viene promossa proprio dal segretario di stato americano Marshall, con l'intento di sostenere il “Piano per la Ricostruzione dell'Europa” dopo le guerre mondiali.
Così nacque la prima “Organizzazione Europea di Cooperazione Economica” (OECE) con lo scopo di amministrare gli aiuti del piano Marshall, ed una volta finito il suo compito, muta il suo nome in “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico” (OCSE), portando alla nascita anche una sorta di rudimentali organi interni dell'ente.
La prima forma di cessione delle “Sovranità Nazionali” le vediamo con la “Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio”, che tuttavia potrebbe non sembrare preoccupante perché questo trattato aveva un termine fissato di cinquant'anni, per cui allo scadere dell'accordo gli Stati aderenti avrebbero riacquistato automaticamente quei fasci di facoltà che avevano temporaneamente ceduto.
Sostanzialmente si tratta di un accordo economico-commerciale basato sulla creazione di un mercato internazionale di libera circolazione, stra gli Stati membri, per lo specifico settore del carbone e dell'acciaio.
Quest'accordo ha perso efficacia il 23 Luglio del 2002.
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Nonostante l'iniziativa della CECA fosse ancora in atto, i sei stati membri che avevano aderito ad essa, presi dall'esaltazione della riuscita del loro accordo, cercarono di proporre nel 1952 un Trattato della “Comunità Europea di Difesa” (CED), con l'intento di creare un esercito europeo con un meccanismo di reazione a qualsiasi aggressione contro uno stato membro dell'unione.
Tuttavia, dato che per approvare un trattato si ha bisogno dell'approvazione di tutti gli stati membri europei, questo non è mai entrato in vigore perché la Francia non ha aderito.
Dopo ciò questa 'Organizzazione' ha sentito nel profondo la sconfitta, ed ha voluto rifarsi con la creazione della CEE ( Comunità Economica Europea) nel 1957, e con l'EURATOM (Comunità Europea sull'Energia Atomica) nel 1958.
Il primo prendeva spunto dalla CECA, volendo però creare questa volta un mercato internazionale libero su più settori tra i vari stati membri.
Il Secondo si dice fosse per uno scopo “pacifico” di commerciare internazionalmente e studiare per una maggiore sicurezza l'energia atomica.
Fin qui nulla di male, a parte l'uso sospetto del nucleare, ma all'epoca un po' tutti facevano a gara con il possedere quelle conoscenze scientifiche, perciò nulla di troppo ambiguo rispetto al contesto storico.
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La denominazione “Unione Europea” la si deve al trattato di Lisbona del 2007, così come al concetto di “Diritto o atti dell'UE”.
Siamo arrivati al dunque, a questo punto possiamo iniziare a parlare di carattere “Sovrannazionale” dell'Unione Europea (anche le “Organizzazioni” precedenti avevano questa denominazione).
L'aggettivo “Sovrannazionali” si differenzia da quello “Internazionale”, perché 'vi è la partecipazione dei cittadini dei paesi membri alla vita politica dell'accordo' in quanto siamo coinvolti dal Parlameto Europeo (che possiamo eleggere direttamente a quanto pare dal 1979) e dal Comitato economico e sociale.
Inoltre il carattere 'Sovrannazionale' dell'unione lo si delinea ancora di più con un trasferimento “parziale” della sovranità degli stati membri all'Unione.
E ciò si palesa ancora di più quando dobbiamo far uso del Diritto Europeo, senza la mediazione dello stato, perché l' Unione ci riconosce come soggetti giuridici.
Il problema reale sta nel fatto che se una norma europea va in contrasto con una nostra norma interna, deve prevalere la norma europea, ciò è accolto anche dalla Corte Costituzionale Italiana.
Solitamente quando si studia diritto, la prima cosa che si viene a sapere è che qualsiasi norma in contrasto con la Costituzione Italiana è nulla, per cui ora mi sorgono dei dubbi ancora più terrificanti: “Se una norma interna è in contrasto con una norma comunitaria, ma questa norma comunitaria è in contrasto alla nostra Costituzione che si fa?”, beh credo che la risposta sia semplice, secondo ciò che ha 'accolto la nostra Corte Costituzionale' dovrebbe prevalere la norma Europea, e con ciò cosa implica? Che la nostra Costituzione non vale più niente.
Sicuramente starete pensando che ci sarà un errore o che stia peccando di ignoranza in qualche specifico settore, ma ora approfondiremo il metodo interpretativo della Corte di Giustizia Europea.
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Qui si parla di due altre fette di cessione di 'parziale' sovranità degli stati membri all'unione dovuti anche al potere giudiziario ed alla sovranità monetaria.
Riguardo la potestà giudiziaria, il mio libro inizia con il dire una cosa molto logica, ovvero che se ci sono dubbi in ambito processuale, in materia di diritto comunitario, il giudice interno non dovrà far altro che sospendere il processo e chiedere alla Corte di Giustizia dell'UE di risolvere la controversia.
Questa secondo la premessa “non decide il caso concreto, ma si limita a pronunciare la corretta interpretazione della norma europea e a decidere se l'atto in questione sia valido o meno”, poi aggiunge però che la decisione del caso compete sempre al giudice nazionale, ma che “la sentenza della Corte di Giustizia è per lui obbligatoria”.
A mio parere qui si vuole dare l'impressione che il giudice nazionale possa ancora decidere liberamente il giudizio finale, ma in realtà la Corte di Giustizia con la sua 'interpretazione' rende vincolato il giudice ad attenersi alla sua parola.
Secondo me questa è una trappola per il nostro sistema legislativo e giuridico interno.
Dico questo perché la Corte di Giustizia “ha mostrato di sentirsi svincolata da uno stretto rispetto delle norme, svolgendo una funzione di evoluzione, di impulso, se non addirittura di 'creatività' del diritto”, poi aggiunge: “in misura equiparabile a quello del giudice nei sistemi di Common Law, o del Praetor del diritto romano”.
In poche parole ci vuole dire che non si attiene ad una funzione letterale o oggettiva dell'interpretazione della norma europea, ma che si basa sulla 'logica giuridica' o sulla 'giustizia sostanziale, di buona amministrazione', ovvero applicano un sistema interpretativo soggettivo a seconda dell'occasione e spesso senza rifarsi a loro precedenti giuridici.
C'è da palesare che nel momento in cui la Corte di Giustizia emana una sentenza a proposito di un caso, tutti i giudici nazionali sono tenuti a prenderne atto ed a uniformarsi, però essa è svincolata da questo obbligo.
Inoltre a mio parere non ha nulla a che vedere né con il Common Law, e nemmeno con il Praetor di diritto romano.
Il Common Law è basato si, sul caso concreto, ma anche su precedenti e norme di diritto naturale.
Mi riferisco alla giurisdizione principalmente americana, tutti i processi americani che ho visto si rifacevano ad una giustizia che andava oltre le leggi scritte, perché basate proprio sul fatto concreto che sia stato l'uomo ad aver creato le leggi e che lui le possa modificare in quanto sovrano.
Le loro leggi infatti possono essere modificate dai cittadini, non sono letteralmente imposte come le nostre, e si da il caso che la giuria sia composta da comuni cittadini americani che aiutano il giudice a risolvere la controversia.
Per quanto riguarda il Praetor o 'Pretore' del diritto romano, penso si riferisca al Praetor Peregrinus (Pretore Peregrino), figura importante nelle magistrature in epoca repubblicana, questo si occupava di adattare la legge dei 'Cives romani' (cittadini romani) ai rapporti 'inter peregrinos' (con i cittadini peregrini o stranieri), e la loro funzione creativa stava proprio nel fatto che non potessero contrastare lo ius civile (diritto civile), ma dovessero escogitare metodi innovativi per raggirarlo perché le vecchie tradizioni non erano più sufficienti a reggere i nuovi sistemi mercantili e di negozi giuridici.
(Ho detto 'penso che si riferisca al Praetor Peregrinus' perché il 'Praetor Urbanus' si occupava della semplice giurisdizione interna tra i cittadini romani, per cui non doveva trovare molti casi per raggirare lo ius civile interno, le istituzioni erano quelle!).
Dunque entrambi i paragoni non reggono.
Infine per quanto riguarda l'adesione ad una moneta unica entrata in vigore nel 2002, questa costituisce un' ulteriore diminuzione di 'sovranità', perché al contempo vi è stata la creazione della Banca Centrale Europea (BCE) che ha la competenza di “battere moneta” e di occuparsi di politica monetaria.
Le banconote di carta vengono stampate dalla BCE (a Francoforte), mentre le monetine negli stati nazionali.
E questo fatto la dice lunga perché in caso di crisi di uno degli stati membri, la BCE può gestirne la politica monetaria interna e prevederne il bilancio, in poche parole tutte le decisioni in materia economica e politica del singolo stato sarebbero adottate da essa, ed i politici interni sarebbero solo burattini senza alcuna voce in capitolo, messi li a coprire la scena.
Inoltre c'è da specificare che l' UE in sé non ha un grande patrimonio, quindi l'illusione che in caso di crisi possa aiutare uno stato è falsata, anzi addirittura vi è una legge 'preventiva' che letteralmente vieta agli Stati membri di fallire economicamente, ed in caso contrario verrebbero multati per non aver adempiuto all'obbligo.
E se state pensando che in caso di crisi gli altri stati membri siano obbligati ad aiutare lo stato in difficoltà, vi sbagliate di grosso, perché non c'è nessun obbligo di aiutare nessuno, anzi è tutto rimesso alla singola volontà nazionale se aiutare o meno, ma parliamoci chiaro, il collasso di una nazione è dovuto ad un debito troppo grande per essere coperto con l'aiuto di un'altra opzionale singola nazione.
In poche parole saremmo “Attuti, curnuti e cacciati te casa” ('malmenati, fatti cornuti e cacciati di casa').
Onestamente spero di poter cambiare visione riguardo l'Unione Europea, spero che tutto questo sia solo frutto di una mia cattiva interpretazione di tutto ciò che ho letto e ciò che vedo, perché il futuro sarebbe veramente buio per noi in Europa e soprattutto per i nostri figli.
E ci tengo a specificare che un futuro sinceramente unito, pacifico, equo, giusto e senza discriminazione, lo sogniamo tutti, ma non è giusto che qualcuno strumentalizzi una visione così innocente della vita per schiavizzare in chiave moderna i poveri che ci credono ancora.
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