Ho perduto mio padre nella primavera dell'84 all'età di 14 anni.
Da allora sono cresciuto come uno sbandato senza punti di riferimento.
I miei pensieri ondivaghi erano sufficienti a colmare i vuoti affettivi e a svelarmi la strada senza che me ne accorgessi o me ne preoccupassi.
Oggi riesco a percepire il beneficio che molti incontri e scontri hanno saputo regalarmi, in questi anni di solitudine.
Oggi riesco, per necessità o per opportunità, a bastarmi o a concedermi con naturalezza, mentre prima dovevo bastarmi e stentavo a concedermi seppur ne avessi estremo bisogno.
Negli ultimi anni ho ritrovato mio padre con l'amara consapevolezza di assomigliargli e insieme non averne alcun bisogno.
Che strana la vita...