Chiunque ami il calcio ricorderà con emozione l'ultima partita di Francesco Totti all'Olimpico.
Non è necessario essere romanisti per apprezzare la grandezza di un giocatore diventato simbolo.
Simbolo non solo di Roma ma di un calcio che fu e che oggi, come la vicenda Sarri testimonia, non esiste più.
Un ragazzo nato e cresciuto sui campi di Trigoria che esordisce giovanissimo in serie A, stupisce tutti e diventa l'eroe di una città e ben presto l'idolo di una nazione dopo il suo coraggioso e geniale cucchiaio nella semifinale di Euro 2000 contro l'Olanda.
Finita la carriera da calciatore per lui si sono aperte le porte delle dirigenza della squadra a cui ha dato tanto, rifiutando anche offerte di lusso nei suoi anni migliori.
Che Totti sarebbe stato in grado di essere grande anche fuori dal campo era cosa tutt'altro che scontata.
Dopo un periodo da dirigente/ambasciatore la sua esperienza dirigenziale è terminato con le sue dimissioni.
In pieno stile Totti la conferenza stampa è stata uno show schietto e semplice.
Er Pupone non le ha mandate a dire. Ha mantenuto alto il rispetto per la sua Roma e alta la testa ma non ha risparmiato nessuno ne lesinato dettagli sulla sua decisione.
Il suo allontanamento, a suo avviso, è stato necessario e inevitabile. Presa d'atto da parte di chi si è sentito tirato fuori da ogni discorso societario e tagliato fuori dalle decisioni di mercato, di strategia e di obiettivi.
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Totti ha fatto capire quanto sia difficile, impossibile portare la Roma ad essere grande, ad essere se stessa quando a dirigerla ci sono un mucchio di dirigenti assenti ed in eterna lotta intestina per il potere. Pallotta non si vede mai a Roma ed i suoi uomini fidati vorrebbero una Roma senza romani, senza persone che respirano e si nutrono di calcio e romanità.
Sentenze pesanti le sue, che la società ha subito respinto.
Non sapremo mai quale sia la verità, se quella raccontata da Totti o se quella raccontata dalla società.
Quel che sappiamo è che in questo calcio non c'è più spazio per bandiere o sentimentalismi.
E' tutta questione di business.
Lo sanno i napoletani, lo sa Del Piero, lo sa Maldini.
E da oggi anche Totti e i Romani si aggiungono alla lista degli innamorati traditi da quello che per molti è lo sport più bello di tutti.
È evidente che bisogna scindere il calcio giocato dal calcio business. Il secondo segue delle logiche differenti da quelle che vorrebbero sentimentalismi. E se il tifoso cerca di interpretare quelle con lo stesso sistema con cui va allo stadio, rimane profondamente deluso. Io sono romano e romanista. Sono deluso da tutto quello che è successo, sono deluso dall’addio a De Rossi, deluso da una stagione dove si è vista molta confusione a tutti i livelli, ma prima di tutto sono un tifoso. E nel momento in cui mi siedo su quel seggiolino blu dell’Olimpico non esistono più società, spaccature, o altro, per me esiste solo la mia Roma. Invito tutti a ricordare cos’è il vero attaccamento alla maglia... non è Sarri o Totti, o Baldissoni e Marotta. Non è Conte, né Agnelli o Mughini... Ma è quello spirito che ti porta a sostenere sempre e comunque i tuoi colori, perchè altro non potrebbe darti la stessa emozione che ti danno loro. #forzaroma
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Grandissimo giocatore, grandissimo giocatore senz'altro, ma lì finisce, sarebbe potuto diventare ancora più forte e grande, certi atteggiamenti e fatti della sua carriera non li ho mai perdonati né tollerati,vi primi due su tutti che mi ricordo sono lo spunto a Poulsen, del quale non ci sono giustificazioni di sorta, è un atto vile e meschino (al pari di quello di Douglas Costa con Di Francesco, può avergli detto le peggiori cose, ma un uomo scendendo negli spogliatoi gli mandava le costole nei polmoni con una gomitata, mai sputare), e la rincorsa di 40 metri dietro a Balotelli in Roma-Inter per dargli quel calcio da dietro, incomprendibile e allucinante da un calciatore del suo calibro.
Su quello che è successo a livello dirigenziale sono rimasto perplesso, si sente lontano 1 km l'attaccamento di Totti ai colori giallorossi, per arrivare a fare quello che ha fatto la situazione dev'essere diventata insostenibile, penso sia chiaro che non mi è mai stato simpatico, ma ritengo che in questa vicenda la ragione sia decisamente dalla sua parte, perché ha parlato con il cuore, senza messe misure.
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