Iniziamo questo viaggio all’interno del mondo dell’innovazione parlando di startup e, più in particolare, di imprese innovative in Italia. Le startup, delle quali la legislazione italiana ha definito il significato nel 2012, rappresentano un quid fondamentale all’interno del panorama imprenditoriale italiano.
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Nell’ottobre del 2012, venne infatti inserito il significato di startup nell’art. 25 della legge 221/2012, il Decreto crescita “bis” modificato poi il 17 dicembre dello stesso anno. All’interno del decreto si legge:
“l'impresa startup innovativa, di seguito «startup innovativa», è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1980086, n.917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione”
Ordinamento italiano a parte, la definizione oggi universalmente accettata è da attribuire a Steve Blank. Imprenditore della Silicon Valley nonché autore di bestseller a tema innovazione, Blank ha definito una startup come una nuova impresa che presenta al suo interno un’importante dose di innovazione e che si basa su un modello di business scalabile e replicabile. Con il primo termine si intende un’impresa capace di sfruttare tutte le (poche) risorse economiche per ottenere in breve tempo una crescita esponenziale o comunque non proporzionale a quanto investito. Replicabile indica invece la possibilità di utilizzare il medesimo business model in luoghi e periodi diversi ottenendo i medesimi risultati, attuando eventualmente modifiche trascurabili.
E’ evidente che, per tutti coloro che vogliono fare impresa, l’aspetto che più preoccupa è rappresentato proprio dalla “scalabilità”. Come far crescere il proprio business con poche risorse economiche? Se il business plan gioca un ruolo fondamentale, è altresì importante trovare investitori interessati al proprio prodotto: è qui che entrano in gioco business angel o fondi di Venture Capital così come le campagne di crowdfunding. Non solo: accanto ad investitori e finanziamenti collettivi, negli ultimi anni sono nati quelli che vengono comunemente chiamati incubatori e acceleratori.
Ma facciamo un po’ di chiarezza...
- Il Business Plan è un documento che raccoglie al suo interno le caratteristiche e gli obiettivi del business, la descrizione del prodotto/servizio del progetto imprenditoriale nonché quella degli imprenditori coinvolti. Redarre un business plan completo, ordinato ed efficace è fondamentale per attrarre un maggior numero di finanziamenti e investitori.
- Il Business Angel o Angel Investor non è un essere etereo, anche se per alcuni versi è una vera e propria manna dal cielo. Si tratta infatti di un imprenditore (ma più spesso un ex imprenditore), una figura vicina alla finanza o al mondo dell’innovazione che utilizza parte del proprio capitale per finanziare una startup. E’ bene precisare che, nonostante con il passare degli anni siano nati veri e propri network di investitori, essi rimangono veri e propri mecenati dell’innovazione.
- I Venture Capital sono invece fondi d’investimento ad alto rischio volti a finanziare startup o imprese altamente innovative, generalmente durante la fase iniziale. A differenza dei Business Angel, i fondi di VC vengono creati mediante raccolte di capitali a cui partecipano fondazioni bancarie, enti pubblici, enti previdenziali, assicurazioni, ecc…
- Il crowdfunding è una forma di finanziamento collettivo volto a investire su di un prodotto, progetto o una ricerca. Negli ultimi anni, soprattutto grazie allo sviluppo della rete e dei servizi in essa inclusi, sono nate vere e proprie piattaforme virtuali sulle quali presentare il proprio progetto e tramite le quali donare. Tra gli esempi più noti c’è Kickstarter che, nata nel 2009, venne definita nel 2010 dal Time come una delle migliori invenzioni dell’anno.
- Molte startup si affidano, almeno nella fase iniziale, ad incubatori e acceleratori al fine di utilizzare al meglio le risorse economiche a disposizione. In particolare, un incubatore è un luogo fisico (ma talvolta anche virtuale) che fornisce alle imprese innovative tutti gli strumenti per passare dall’idea all’impresa: dall’ufficio a finanziamenti a fondo perduto sino ad attività di consulenza e opportunità di networking. L’acceleratore di startup potremmo definirlo come lo step successivo all’incubatore. Anche in questo caso si tratta di un luogo fisico che propone programmi – generalmente della durata massima di 12 mesi – durante i quali ai neo-imprenditori vengono forniti servizi di consulenza che vanno dalla redazione di un business plan sino alle strategie di marketing. Spesso, l’acceleratore stesso crea momenti d’incontro con gli investitori per agevolare il processo di crescita delle startup.
A questo punto non rimane altro che chiedersi quali sono i risultati di questo lavoro di cooperazione tra diversi attori. La risposta potrebbe essere racchiusa nelle parole Groupon, Uber, Airbnb o Arduino. Ebbene sì, alcuni dei colossi dei quali sentiamo parlare quotidianamente sono nati come startup e, grazie a finanziamenti e programmi di accelerazione ad hoc, sono riusciti a diventare protagonisti dell’attuale mondo dell’innovazione.
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