Storia, più o meno seria, di un bagaglio smarrito. (Parte 1 - In aeroporto)

in #travel7 years ago (edited)

Ciao Steemers!

Superato lo scoglio morale della mia presentazione, come secondo post da proporre avevo in mente una sfilza di interessanti alternative, nonché alcuni progetti in attesa di risposte e conferme. Ma c’è un sassolino dentro la mia scarpa che porto dietro da tempo e che, recentemente, ha ricominciato a farsi vivo: l’antipatica questione, comune a molti viaggiatori, della mancata consegna di un bagaglio. Perché non discuterne qui?
Mi spiego meglio.

Per chi, come me, si trova a viaggiare in aereo partendo da un punto decentrato del Paese, è spesso consuetudine far scalo in un grande aeroporto prima di proseguire il viaggio, con lo stesso vettore, verso la destinazione desiderata, dopo un più o meno breve transito. Ciò accade principalmente perché alcune compagnie aeree tendono ad accentrare i voli internazionali verso hub principali, collegando questi ultimi con gli aeroporti minori attraverso voli locali meno impegnativi e, al contempo, più remunerativi.
Il biglietto è comunque unico.

Senza voler puntare il dito contro nessuno (sia ben chiaro, può capitare e capita da qualsiasi parte ed in qualsiasi nazione), l’esperienza mi insegna che frequentemente, ai transiti segua uno spiacevole imprevisto: arrivati a destinazione, ci si accorge che sul nastro di consegna manca il nostro bagaglio precedentemente salutato al banco del check-in ed imbarcato in stiva. E ve lo assicura uno a cui questa sventura è capitata parecchie volte.

Non voglio discutere delle cause, certamente imputabili a difficoltà logistiche o ad imprevisti vari: ma è anche vero che, talvolta, vendere un biglietto aereo con un transito di un’ora o poco più, è un preludio ad un amaro finale già scritto.

01. Bagaglio.jpg

Ad ogni modo, voi siete lì, circondati da gente che si lancia sul rullo con disinvoltura, sollevando carichi da 20Kg come fossero piume. Li osservate, ancora senza rancore. Dopo quella ventina di minuti d’attesa sorretti dall’adrenalina dell’arrivo, un’iniziale titubanza per essere rimasti soli vi attanaglia.

In una repentina ed ingenua alternanza tra speranza e depressione, all’ennesimo giro a vuoto del nastro sulle note di quei rumori meccanici che inizialmente suonavano come una marcia di benvenuto e che, adesso, riecheggiano nella sala vuota come fossero stridenti urla infernali, voltate i tacchi e vi recate, a malincuore, verso lo sportello “Lost&Found”, sito all’interno dell’area di consegna bagagli.
Badate bene, amici, a non uscire erroneamente da quest’area, o subirete una punizione più crudele di quella riservata ad Orfeo quando non trattenne l’istinto di voltarsi per osservare il volto della sua amata Euridice. L’uscita equivarrebbe ad un irrecuperabile decadimento dei propri diritti da passeggero.

02. Nastro vuoto.jpg

Lanciata dunque un’occhiata d’odio alla scritta “Exit”, una volta arrivati al desk vi verrà fornito un modulo da compilare con i vostri dati, quelli del volo di provenienza, il codice bagaglio affidatovi al check-in (quel piccolo talloncino appiccicoso di cui ci dimentichiamo 2 secondi dopo averlo ricevuto), il vostro indirizzo di destinazione e lo spazio per trascrivere una sommaria descrizione del bagaglio smarrito.

In aiuto, nel trovare le giuste parole per descrivere il vostro, senza dubbio il più bello e prezioso, vi accorrerà un foglio plastificato complementare che raffigura, fotografati in un contesto asettico e con un mood da retrobottega di uno strip club anni ’80, diversi trolley, le più comuni valigie ed i borsoni che, già a guardarli così desolati, vi faranno pensare di aver perso irrimediabilmente speranze, beni e dignità. Ognuno di questi avrà comunque un codice impronunciabile, che ne renderà più immediata la descrizione, secondo voi ormai vana.

Non temete, lo sconforto sarà dettato dal pessimismo del momento e dalla stanchezza del viaggio: ultimate le poche informazioni da inserire nel form, vi verrà affidato un codice P.I.R., acronimo di Property Irregularity Report, che sostanzialmente identifica la vostra pratica e fornisce una chiave unica per la ricerca del bagaglio smarrito, qualora si presentasse la necessità.

Tutte le vostre ansie sono adesso codificate all’interno di questo P.I.R. che, a pensarci bene, suona come il nome di un buffo personaggio di qualche cartone. Il sorriso della signorina che ritira il documento poi, vi rincuorerà. A suggellare il definitivo abbandono dei timori che vi affliggevano, sarà a frase: “Non si preoccupi, il bagaglio verrà imbarcato sul volo successivo”.

03. Exit.jpg

Così, in una terra non vostra e con un bagaglio disperso da qualche parte nel cosmo, procederete verso l’uscita con lo stesso passo di Bruce Willis in “Armaggeddon”.
Adesso siete pronti ad affrontare la scritta “Exit” con le vostre certezze racchiuse in un codice alfanumerico che stringete avidamente in mano; ma soprattutto, siete anche capaci di chiudere un occhio nell’illusione che in fondo, da parte della compagnia aerea, la consegna a domicilio sia da considerarsi un gesto cordiale.
Per un attimo, i nobili di spirito si sentiranno anche in colpa.

[ continua... ]


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Non ti dico quando arrivi a casa con la valigia, la apri e scopri che quella che credevi essere la tua valigia in realtà è di qualcun'altro. Credimi, è una bella seccatura...Detto questo, se posso, ti suggerisco la prossima volta di aggiustare i tag, inserendo per esempio ita che ti dà un accesso più rapido alla lettura degli italiani. è solo un mio consiglio, naturalmente!

Ciao @amara14! Ahi, come ti capisco! A me è capitato di aprire la valigia (chiusa) e scoprire che era stata perfettamente "svuotata" dagli oggetti di valore...non ti dico che bella sorpresa. Grazie infinitamente per i tuoi consigli, sono i benvenuti! Ho ancora tanto da imparare... :)