[ continua da Parte 1 da Parte 2 e da Parte 3 ]
Adesso che siamo rientrati in Italia è tempo di procedere alla richiesta di risarcimento per i disagi creati dal ritardo nella consegna dei nostri bagagli, peraltro danneggiati.
Premetto che, ad oggi, il caso che ho portato come esempio non è stato risolto, poiché sono ancora in attesa di essere contattato da un rappresentante della compagnia aerea (nonostante i tanti solleciti).
Nel frattempo, pur non essendo ferrato in materia, ho cercato di capirci qualcosa io.
Ulteriore premessa: le seguenti informazioni sono frutto di una ricerca personale e, nel caso voleste seguirle, vi suggerisco di controllare eventuali aggiornamenti della normativa o, meglio, di consultare un esperto.
Riassumendo in breve: dopo non pochi sacrifici, io e la mia fidanzata organizziamo un viaggio in Islanda. Essendo un freelancer, penso di ricavarne un video autoprodotto da inviare ad un web contest. Organizziamo il tutto minimizzando i rischi quando, un paio d’ore prima della partenza, il nostro volo viene annullato: non sussistendo le condizioni per un imbarco su un altro volo, acquistiamo l’unica alternativa disponibile che, però, prevede uno scalo. Durante questo scalo, i nostri bagagli vengono smarriti: poiché avevamo riempito i bagagli a mano di attrezzature fino al limite consentito, restiamo senza abbigliamento da neve e senza caricabatterie (che non entravano con il resto dell’attrezzatura), rendendo utilizzabile il tutto per poche ore. Rivedremo i bagagli dopo 3 giorni (abbigliamento) e dopo 5 giorni (caricabatterie), ovvero il giorno prima del ritorno. Entrambe le valigie arrivano danneggiate. Il viaggio non rispetta le aspettative a causa di questi disagi.
IL VOLO CANCELLATO
Alla comunicazione della cancellazione del volo, il vettore ha prontamente offerto una riprogrammazione sul primo volo disponibile, oppure un rimborso totale. Non sussistendo le condizioni per la il trasferimento gratuito sul primo volo disponibile (sarebbe stato ben oltre le prime 48 ore dal volo originario), ho richiesto il rimborso.
Inoltre, è anche possibile chiedere un rimborso totale di tutto ciò che si è speso a seguito dell’inconveniente (nuovo biglietto aereo “purché a tariffa economy”, biglietti di treni/bus persi, hotel, telefonate e quant’altro).
Non tutti sanno che, a meno di “circostanze eccezionali”, è anche possibile una richiesta di “compensazione pecuniaria” per cancellazione volo sulla base del Regolamento 261/2004/CE, Art. 5 e 7, che varia a seconda della distanza delle tratte aeree (Link).
IL BAGAGLIO
Per ciò che concerne il ritardo nella consegna ed il danneggiamento del bagaglio, si fa capo alla Convenzione per l'unificazione di alcune norme relative al trasporto aereo internazionale, più comunemente la “Convenzione di Montreal”. È un accordo sottoscritto nel 1999 tra gli stati membri dell’ICAO (Organizzazione internazionale dell'aviazione civile) in merito alla regolamentazione delle norme “in materia di trasporto internazionale di passeggeri, bagagli e merci” (Link).
Leggiamo nell’articolo 17 comma 2 che il
...vettore è responsabile […] qualora il danno derivi da sua colpa ovvero da colpa dei suoi dipendenti o incaricati.
E successivamente, nell’articolo 22 comma 2, che la
responsabilità è limitata alla somma di “1000 diritti speciali di prelievo per passeggero”, a meno che questo non avesse inoltrato al momento della consegna una “dichiarazione speciale di interesse”, qualora si volesse dichiarare un valore superiore.
Per ciò che concerne il ritardo (entro 21 giorni) la legge vuole che, qualora il vettore riconoscesse la propria responsabilità nell’accaduto, si limiterà a risarcire le eventuali spese non previste (beni di prima necessità) per un massimale di 1164€ circa.
Quanto al danneggiamento, previa valutazione del danno, la compagnia aerea potrebbe offrire una riparazione, un buono per l’acquisto di biglietti, o la sostituzione con un bagaglio di eguale tipologia.
Tutto qui.
Ho chiesto delucidazioni telefoniche al vettore.
Sinteticamente, mi è stato detto che mi verranno risarciti i beni di prima necessità acquistati, ma purché di “prima necessità” e corredati da scontrini o fatture firmate dal sottoscritto: nel mio caso, poco più di 25€ per due necessaire.
Ok, grazie. E il resto?
Che mi dite dei tre giorni trascorsi con gli stessi indumenti? E delle continue promesse di consegna? E del fatto che proprio per questo motivo non abbiamo comprato null’altro? E dell’impossibilità di seguire i nostri piani? E del mio video, che è il mio lavoro? E di tutti gli altri disagi? Chi ce la ripaga questa “vacanza rovinata”?
Non credo che le 25€ di necessaire siano sufficienti a far dimenticare le migliaia spese per il viaggio e le fatiche per racimolarle, nonché lo stress del durante e le conseguenze del ritorno a mani vuote.
Ma è possibile che tutto si risolva in una mera quantificazione patrimoniale?
Un viaggio va ben oltre il costo di uno spazzolino da denti, così come mi sembra ovvio che un bagaglio, l’unica cosa che ti porti da casa, rappresenti una delle condizioni indispensabili per la sua buona riuscita.
Ho chiesto ad un legale se, nel mio caso, avessi potuto pretendere il riconoscimento di “viaggio per lavoro”, pur non avendo alle spalle nessuna commissione per il video (in quanto autoprodotto).
La risposta?
Soltanto se il biglietto aereo fosse stato di “business”.
Come se i 619€ del biglietto economy last-minute (contro i 165€ dell’originario) non fossero già abbastanza. Senza considerare il fatto che, in caso di acquisto di un biglietto “business” (ben oltre i 2000€) non avrei potuto neanche richiedere il rimborso al primo vettore.
Ne deduco che il mio lavoro, in quanto autogestito, non è da considerarsi lavoro, senza un biglietto in “business class”.
Mi appello al danno non patrimoniale da “vacanza rovinata”, art. 47 del Codice del Turismo (d.lgs. 79/2011), ben sintetizzato qui, la cui sentenza di riferimento tira in ballo “l’occasione assolutamente irripetibile” di un viaggio di nozze, riconoscendone la colpa della non riuscita al “tour operator”, i cui servizi non rispettavano le caratteristiche promesse.
“Le sembra facilmente ripetibile l’organizzazione di un tale viaggio da migliaia di Euro?”
“I servizi di cui abbiamo usufruito sono gli stessi che abbiamo pagato così profumatamente?”
“Non le sembra evidente che l’assenza delle valigie abbia rovinato la nostra vacanza?”
Il legale sorride.
Pensa già al prossimo cliente.
A conclusione di questa lunga vicenda, cosa ho capito?
Che, comunque vada, i vostri sacrifici, i vostri sogni, il vostro lavoro ed il vostro buon senso non varranno più di uno spazzolino da denti ed un paio di flaconi da 100ml, al cospetto delle magagne di una grande compagnia aerea.
Sarebbe lo stesso se i dati, le transazioni e le prove risiedessero tutti in una blockchain?
L'evidenza riuscirebbe a fare giustizia?
Chissà.
E...la valigia?
Ben legata, la prossima volta!
Fine.
Mamma mia che incubo! Certo in queste occasioni il viaggio non è più un piacere...
Ciao @sarabelardo, grazie per esserti soffermata a leggere, innanzitutto! Esatto, è già un paradosso che in vacanza ci si debba preoccupare di risolvere questioni legali o burocratiche... figurati poi che immenso piacere trovarsele anche al ritorno! :)
Già 😁
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