Prendila come una risposta personale di marcodobrovich e non (ancora) come la risposta ufficiale del coordinatore di Podium, @pataxis: non sono del tuo stesso parere. Podium non deve insegnare a scrivere ai partecipanti e tanto meno l’italiano. E, in ultima analisi, è in discussione anche il fragile tema della qualità! Podium deve aggregare, creare consensi e attrarre investimenti. Per questo lo abbiamo inventato e, con soddisfazione, abbiamo visto che ha funzionato. Ovviamente, lo abbiamo strutturato in modo che i vantaggi economici (e di immagine) venissero distribuiti nel modo più equo possibile.
Qualcosa lo abbiamo azzeccato (direi molto), qualcosa svegliato (direi poco), qualcosa non si poteva fare diversamente e qualcosa prevedeva, ahimè, un certo margine di arbitrarietà. Margine che, a mio avviso, possiamo sforzarci di ridurre, ma resterà sempre e continuerà ad alimentare le polemiche. Non il dibattito, che è salutare. Ma le polemiche. Così com’e stato fin’ora: dibattito e polemiche.
Il fatto che Podium premiasse la qualità era un pretesto strumentale. Con una sua logica e, finché è durato, con una sua coerenza, anche se con molti limiti.
Se Podium è funzionale alla crescita serve. Se non contribuisce non serve. Se disgrega va abolito.
Se per crescere ci accorgeremo che è funzionale la provocazione Podium cavalcherà quell’onda. Se sarà funzionale l’incirsione (in altre comunità?), sceglierà quella strada. Se raggiunge l’obiettivo resta in piedi altrimenti muore.
Dell’italiano, perdonami, non so più come dirlo, dunque ti provoco: nun ce ne pò fregà de meno!”
Ovviamente, questa è la mia opinione. Di uomo che ha lavorato tanti anni nell’elaborazione di progetti strategici, nel marketing e nella comunicazione.
Ma è giusto che tu sappia che, all’interno del gruppo dei curatori e dei big della comunità c’è chi non la pensa come me e crede che ristrutturare Podium in modo da premiare la qualità, l’italiano, la lunghezza dei post ed evitare il plagio sia l’obiettivo è non, eventualmente (com’e statovfin’ora, ma non è detto che sarà domani) lo strumento.
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