Quindi, prima di continuare, commentate.
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Grazie per il commento. Adesso vi dico come la penso.
Come sapete a me piace contestualizzare. Siamo in tempi in cui le coppie omosessuali sono riconosciute e non destano scalpore come facevano qualche anno fa. Una emersione da un sommerso sempre presente, in qualsiasi epoca, che da il senso del progresso e della variazione dell’etica collettiva.
E non c’è da stupirsi se poi queste unioni partoriscono voglie di famiglia classica ovvero di maternità o paternità ma in generale direi procreazione. Appunto procreazione.
Sarebbe da analizzare meglio questo tema che invece quelli di maternità o paternità, in quanto derivati dal concetto principale di procreazione.
Il nodo chiave è la procreazione infatti. Ciò che la natura ha vincolato alla comunione di uomo e donna e che può essere bypassato da pratiche al limite di qualsiasi morale.
Ma non voglio affrontare questo discorso, arrivando alla conclusione che, essendo pratiche sdoganate in diversi paesi del mondo, trasferiscono il loro carico di discussione su pratiche burocratiche banali all’apparenza ma appunto cariche di altri significati.
Certe volte occorrerebbe il buon senso. Occorrerebbe soffiare sull’incendio quando è ancora una fiammella. Occorrerebbe confondere la morale chiamando in maniera diversa le cose. Lasciando il senso dietro la coltre di fumo di parole che hanno altri significati consolidati.
Si eviterebbero polemiche inutili e si assicurerebbero diritti a chi non ha scelto di trovarsi in quella situazione. Un bambino non sceglie mai. Noi si. A noi la soluzione.
So, before continuing, comment.
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Thanks for the comment. Now I tell you how I think.
As you know I like to contextualize. We are in a time when homosexual couples are recognized and do not cause a sensation as they did a few years ago. An emergence from a submerged one always present, in any epoch, that gives the sense of the progress and the variation of the collective ethics.
And it is not surprising that these unions then give birth to the birth of a classic family, that is, of motherhood or fatherhood, but in general I would say procreation. Just procreation.
It would be better to analyze this theme instead of maternity or paternity, as derived from the main concept of procreation.
The key issue is procreation in fact. What nature has bound to the communion of man and woman and which can be bypassed by practices to the limit of any moral.
But I do not want to deal with this discourse, coming to the conclusion that, being practices cleared in different countries of the world, they transfer their burden of discussion on apparently trivial bureaucratic paperwork but precisely with other meanings.
Common sense would be needed sometimes. It would be necessary to blow on the fire when it is still a flame. Morality should be confused by calling things differently. Leaving the sense behind the blanket of words that have other consolidated meanings.
We would avoid unnecessary controversy and secure rights for those who did not choose to be in that situation. A child never chooses. We do. The solution to us.
Procreazione assistita, maternità surrogata, bimbo in provetta, utero in affitto. Tanti nomi che, in realtà, indicano pratiche talvolta diverse, almeno da un punto di vista puramente tecnico. Conosco coppie che hanno fatto ricorso a queste pratiche, spendendo somme ingenti all'estero. Eppure, al di là di ogni discorso morale (che, comunque, dovrebbe partire dal presupposto che non tutti sono in grado di fare i genitori, indipendentemente dall'orientamento sessuale), fatico a vederle di buon occhio.
Certo, sono convinto che vietarle in toto, quale che sia la ragione, sia una mossa liberticida. Non dovrebbe, quindi, essere lo Stato a decidere chi può o no avere figli, ed in che modo bensì una libera scelta di ogni privato cittadino.
E mi sento di fare lo stesso discorso in merito all'aborto: non riesco a vederlo di buon occhio (salvo casi limite), eppure vietarlo sarebbe comunque profondamente sbagliato.
Secondo me, una possibile soluzione è quella di facilitare le adozioni, e consentirle anche tra privati. In questo modo, spero, si rende nulla la necessità di ricorrere alle pratiche sopracitate (poi, se qualcuno vuole un figlio a propria immagine e somiglianza, vabbè, che usi la fecondazione assistita). In secondo luogo, il bambino non diventerebbe più una macchinetta da soldi per gli orfanotrofi, che ricevono fondi statali fino alla maggiore età del fanciullo, per poi mollarlo in mezzo alla strada perché "beh, ormai è grande e può badare a sè stesso".
Qualcuno potrebbe muovere l'obiezione che, così facendo, si consentirebbe, di fatto, la compravendita di bambini. Mi permetto di dissentire: è vero che, giorno dopo giorno, l'umanità trova sempre il modo per dimostrare che il fondo non è ancora stato raggiunto, però dubito fortemente che una donna sia disposta a sfornare un marmocchio dopo l'altro per il solo gusto di venderlo. E comunque, vietare le adozioni tra privati per questa ragione sarebbe un processo alle intenzioni, tipico, ancora una volta, di uno Stato liberticida.
Concludo aggiungendo che anche il concetto stesso di famiglia riguarda, in ultima analisi, la sfera privata di ogni individio e, quindi, lo Stato non dovrebbe mettere bocca. Anche, e soprattutto, per evitare situazioni spiacevoli come quella di @coccodema.
Sono in parte sulla tua linea, forse un tantino più aperto, ma odio la confusione e il non affrontare le situazioni senza confonderle con altre. Regolamentare è compito del legislatore e non della magistratura. Il risultato in questo caso specifico è ancora più confusione.
Come sempre ho il mio punto di vista basato sulla mia esperienza personale.
Noi siamo una famiglia non tradizionale, nel senso che non siamo sposati, ma conviviamo. Non siamo uniti civilmente siamo solo 3 persone che all'anagrafe risultano un'unica famiglia, per il fisco (o meglio per l'isee) siamo un'unica famiglia, mentre per gli assegni familiari e la sanità sono una ragazza madre.
Quando è nato nostro figlio io sono dovuta andare, entro 10 giorni dalla nascita, presso l'ufficio di stato civile per far registrare la nascita dichiarando chi era il padre perchè sennò lui non avrebbe avuto un padre ma solo una madre. Ovviamente il padre, non essendo sposato, non poteva andare da solo perchè non aveva diritti sul bambino.
Questo per dire che... una coppia madre/padre non sposata deve scontrarsi con burocrazia per fare una cosa normale, mentre, leggendo i giornali, spesso è più facile per due madri o per due padri veder riconosciuti i propri diritti.
Non me ne vogliano i buonisti, se sulla carta guardiamo i diritti e i doveri di una coppia eterosessuale unita come coppia di fatto ed una coppia omosessuale unita come coppia di fatto, secondo voi le due coppie sono trattate nello stesso modo? Quale coppia ha più vantaggi? Purtroppo c'è disparità e la coppia omosessuale (che in teoria sono quelli che si lamentano di non avere pari diritti degli altri) ha più diritti.
Tutti devono veder riconosciuti i propri diritti, indipendentemente da tipo di coppia che è.
Grazie, mi hai confermato che è un gran casino!
Diciamo che più che un gran casino, si parla di uguaglianza senza realmente lavorare per rendere tutti uguali
Secondo me hai ragione, queste cose nel 1492 non si possono proprio vedere, pensi che c'é chi pensa di poter veleggiare verso occidente per arrivare ad oriente... Chissà di questo passo dove finiremo
Noto una vena sarcastica ahahaha, ma io ho scritto più o meno la stessa cosa. Se noti il titolo del post è "che casino" a sottolineare la confusione sull'argomento. Non l'immortalità della situazione. Grazie comunque per il tuo contributo per quanto criptico ahahaha
Esseri umani che desiderano essere genitori.
Non ci vedo nulla di male.
Fa parte dell'istinto naturale connaturato all'uomo, che chiaramente cerca di realizzarlo coi mezzi che ha a disposizione.
Bambini che nascono in situazioni nuove (ATTENZIONE: non "anomale", come molti credono, solo "nuove", cioè diverse da quanto considerato canonico fino a pochi anni fa) e che devono essere tutelati da una nuova giurisprudenza. Giusto? No, sacrosanto!
Se due donne (o due uomini) ti crescono come figlio entrambi nella stessa maniera, ed uno dei due è genitore biologico, nel caso si lasciassero, come potrebbe succedere a qualunque altra coppia, uno avrebbe tutti i diritti, l'altro zero, pur avendo allevato suo figlio in maniera identica al genitore biologico. Non ci vedo molta differenza con la situazione di "ragazza madre" descritta da @coccodema: se lei avesse voluto, avrebbe potuto negare la paternità al suo compagno (ovviamente il discorso in questo caso è più complesso, ma di più vecchia data, quindi relativamente regolamentato da leggi).
Ergo, qualunque cosa facciano gli adulti della loro vita, non ha importanza. Quello che si deve tutelare ad ogni costo è il diritto del bambino a vivere e crescere serenamente, e se questo significa avere due madri e nessun padre va benissimo, non vedo l'inghippo, purché i loro diritti e doveri siano pari nei confronti del figlio, al quale si deve garantire la qualità del rapporto con entrambi.
Infine, per @coccodema che scrive:
D'accordissimo, uguali diritti per tutti. Ma attenzione a non cadere nei tranelli mediatici che ti fanno credere che i gay abbiano più diritti: semplicemente fanno più scalpore i casi singoli ma di diritti e possibilità ne hanno molte meno di noi etero! Basta solo considerare il fatto che sposarti o no per te ed il tuo compagno è stata una vostra scelta, mentre per loro non è una possibilità esistente (o poco e in base a dove vivi e quanti soldi hai). Idem (ma molto peggio) sulla questione figli.