Sono assolutamente in disaccordo con lei, la privacy è sacrosanta. Lei ha preso in esame solo un aspetto della normativa sulla privacy che tra le altre cose è forse la più chiacchierata ma meno rilevante rispetto a tante altre.
Qualche esempio:
- ammettiamo che lei abbia una malattia che le crea imbarazzo, la tutela sulla privacy se ne occupa (anche solo il nome di un medicinale, il nome di un istituto ecc, le piacerebbe se questi dati venissero venduti a case farmaceutiche o a chi comunque può averne un interesse economico senza il suo preventivo consenso.. a me no);
- il suo numero di telefono, la sua email ecc. la tutela sulla privacy se ne occupa;
- il suo orientamento religioso / politico ecc. la tutela sulla privacy se ne occupa.
Sono in parziale disaccordo anche sulla sua opinione sull'attuale normativa sulla privacy, cioè che non c'è in realtà una vera volontà di mettere in mano dei cittadini degli strumenti totalmente efficaci nei confronti di terzi, portatori di interessi economici sui dati dei privati (le lobbies?? "A pensar male del prossimo si fa peccato, ma si indovina" cit. Pio XI).
La tutela della privacy serve a noi privati cittadini perché è nei dati che noi forniamo e dai nostri comportamenti che le aziende traggono il loro valore e dovremmo essere noi a decidere se permetterlo o meno.
Il punto è che le aziende sanno già tutto questo e molto altro di noi, possono sapere di noi perfino cose che noi non sappiamo...
per questo motivo la privacy tutela solo questo squilibrio, impedendo a me e a lei di sapere tutto su quelle aziende e su tutte le altre persone.
Oggi alcune infomazioni considerate private perché potenzialmente imbarazzanti lo sono appunto solo perché sono segrete, l'imbarazzo deriva dal fatto che solo per alcuni e solo di alcuni sono pubbliche, se lo fossero di tutti non creerebbero più imbarazzo.
Certo, non è facile vivere in una casa di vetro, occorre essere un po' meno bacchettoni di facciata e un po' più sinceri soprattutto... ma comunque sta già avvenendo che noi lo si voglia oppure no, quindi non esiste una seconda opzione.
A maggior ragione, solo per il fatto che sanno tutto di noi deve essere loro impedito di servirsi di queste informazioni fino al diritto all'oblio, che le è ora permesso. Allo stesso modo conoscere tutto delle aziende le esporrebbe in modo oltremodo gravoso, nel senso che potenziali competitor potrebbero, a questo punto, carpire informazioni preziosi e avvantaggiarsi sul mercato.
Rispetto il suo punto di vista ma non sono d'accordo, a mio avviso questa è una semplificazione di quella che è la realtà, che in alcuni ambiti direi che è sacrosanta (ad esempio in campo politico), in altre la riterrei oltremodo sconveniente (ad esempio la mia salute).
In poche parole io non voglio che chiunque raccolga i miei dati personali senza il mio consenso, iscrivendomi a facebook, google, io do' questo consenso ma posso limitare la loro libertà di disporre dei miei dati, con il sistema che lei prospetta tutti potrebbero sapere qualsiasi cosa di me e servirsene anche contro di me, ciò lo ritengo inaccettabile.