Il punto è che le aziende sanno già tutto questo e molto altro di noi, possono sapere di noi perfino cose che noi non sappiamo...
per questo motivo la privacy tutela solo questo squilibrio, impedendo a me e a lei di sapere tutto su quelle aziende e su tutte le altre persone.
Oggi alcune infomazioni considerate private perché potenzialmente imbarazzanti lo sono appunto solo perché sono segrete, l'imbarazzo deriva dal fatto che solo per alcuni e solo di alcuni sono pubbliche, se lo fossero di tutti non creerebbero più imbarazzo.
Certo, non è facile vivere in una casa di vetro, occorre essere un po' meno bacchettoni di facciata e un po' più sinceri soprattutto... ma comunque sta già avvenendo che noi lo si voglia oppure no, quindi non esiste una seconda opzione.
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A maggior ragione, solo per il fatto che sanno tutto di noi deve essere loro impedito di servirsi di queste informazioni fino al diritto all'oblio, che le è ora permesso. Allo stesso modo conoscere tutto delle aziende le esporrebbe in modo oltremodo gravoso, nel senso che potenziali competitor potrebbero, a questo punto, carpire informazioni preziosi e avvantaggiarsi sul mercato.
Rispetto il suo punto di vista ma non sono d'accordo, a mio avviso questa è una semplificazione di quella che è la realtà, che in alcuni ambiti direi che è sacrosanta (ad esempio in campo politico), in altre la riterrei oltremodo sconveniente (ad esempio la mia salute).
In poche parole io non voglio che chiunque raccolga i miei dati personali senza il mio consenso, iscrivendomi a facebook, google, io do' questo consenso ma posso limitare la loro libertà di disporre dei miei dati, con il sistema che lei prospetta tutti potrebbero sapere qualsiasi cosa di me e servirsene anche contro di me, ciò lo ritengo inaccettabile.