La nostra società sembra essere sempre meno decifrabile, gli scenari di vita subiscono continui processi di cambiamento e l’attaccamento all’idea di progresso e crescita “illimitati” sembra creare l’illusione di potersi liberare dai bisogni.
Oggi ci troviamo di fronte ad un ampio spettro di possibilità nelle quali ognuno può sviluppare potenzialità, esercitare scelte e realizzare la propria individualità.
Che siamo poi in grado di utilizzare effettivamente queste possibilità è una questione diversa… dipende dalla distribuzione più o meno equa delle risorse da un lato, e dalle capacità individuali di orientarsi autonomamente dall’altro.
Avete mai riflettuto su quanto la “razionalità materialistica e utilitaristica” del sistema produttivo si sia imposta anche in ambiti non prettamente economici? Tutto ruota attorno al possesso.
Non si rivolti nella tomba il caro Karl Marx, ma penso che oggi siamo un grande popolo globalmente assuefatto da un oppio ancor più potente di quel che fu la religione… Per dirla alla Hillman viviamo sotto l’egemonia della più grande e pervasivamente invisibile figura mitica del nostro tempo: l’economia.
Per lo meno la religione è sempre stata parte dell’immaginario collettivo come sfera trascendente alle questioni umane, seppur utilizzata come strumento per mascherare scopi diversi (per lo più legati a potere e denaro); l’economia invece oggi esplode nella sua più grande maestosità: mascherata di oggettività, concretezza, funzionalità, pragmaticità e razionalità, risulta ancor più pericolosa della religione… non è che sia utilizzata come mezzo o strumento per raggiungere qualcosa ma sembra proprio rappresentare essa stessa il fine di tutte le cose!
Psicologi, filosofi, antropologi, sociologi ed economisti (illuminati) parlano di "individualismo utilitaristico, mercificazione dei processi della vita, totalitarismo dell’apparato produttivo, società liquida, surmodernità", narrando attraverso questi descrittori, un sistema perverso che prescinde dalla realtà degli individui che lo compongono, miope e focalizzato sul breve termine, che alimenta sé stesso senza badare minimamente ai costi individuali, sociali e ambientali che ne derivano ma che, anzi, favorisce la deresponsabilizzazione, conducendo ad una vera e propria indifferenza spacciata per libertà.
Senza andare troppo a fondo basta pensare a alle nefandezze dei colossi multinazionali e delle forze di mercato globale che si strutturano su modelli di azione che dovrebbero essere duramente condannati e invece sono legittimati e normalizzati: dalla pubblicizzazione alla vendita di prodotti estremamente dannosi per la salute (ma estremamente vantaggiosi per chi sulle malattie ci lucra), alle tonnellate di rifiuti tossici prodotti e dispersi nelle acque, nei terreni e nell’atmosfera, o ancora all’imposizione dei rapporti di sfruttamento e dipendenza sui paesi meno sviluppati, attuati calpestando gli interessi delle popolazioni locali e derubandone le risorse.
Bisogna costantemente fare i conti con le leggi del mercato, le riforme, i costi, l’efficienza, la crescita, l’incertezza… non c’è tempo per valori, il benessere, non c’è tempo per prendersi cura dell’uomo, figurarsi per il pianeta!
Si estende il principio dell’analisi economica neoclassica (ovvero la massimizzazione degli utili) in tutte le sfere della vita, e lo scambio economico/commerciale diviene il paradigma principale perfino delle relazioni, che diventano anche esse, strumentali ai nostri scopi.
Sembra che diminuisca la ricerca della soddisfazione dei bisogni di socialità e contatto (tipicamente umani), a favore di un soddisfacimento dei desideri narcisistici, in cui l’altro è visto o come strumento funzionale al soddisfacimento dei propri bisogni, oppure è visto come un limite.
I nostri desideri sono inesorabilmente manipolati dal sistema in cui siamo inseriti, ma quel che è peggio è che lo sono anche i nostri bisogni… smarriti nel godimento estemporaneo ed istantaneo rischiamo di perdere la bussola del limite; rischiamo di nutrire, tramite l’abuso di possesso, un’insoddisfazione dilagante. Vogliamo sempre di più e lo vogliamo istantaneamente. Neghiamo il rinvio del soddisfacimento, vogliamo TUTTO E SUBITO. Non possiamo più aspettare…
La sindrome consumista consiste proprio nel declassare la durata in favore della transitorietà; si basa sulla velocità, sull’eccesso, sull’istantaneità, sullo scarto… possediamo sempre più cose, si è vero... ma in questo modo è vero anche l’inverso: le cose possiedono noi.
”abbiamo creato un sistema che ci persuade a spendere il denaro che non abbiamo, in cose che non necessitano, per creare impressioni che non dureranno su persone che non ci interessano” – E. H. Gauvreay –
Quale risultato se non la costruzione di una falsa identità che viene modellata piuttosto che sulla realizzazione della propria natura profonda, sulla sua mortificazione a favore dell’adeguamento alle condizioni di valore imposte dall’esterno ovvero dalla società capitalistica?
Quel che è peggio è che la società non sembra lasciarsi andare al carattere infinito delle possibilità, ma anzi pare ridurle all'osso, in nome di quelle poche possibilità che risultano funzionali all’ordine sociale stesso, mostrandosi anzi, del tutto ostile a chi è inadatto al calcolo del proprio vantaggio.
Aumentano di fatto, gli indici del disagio psicologico, come i tassi di criminalità, le malattie psicosomatiche, i disturbi d’ansia e quelli depressivi, nonché svariate e nuove forme di dipendenza.
E lo stato di precarietà e il senso di vacuità che si è così venuto a creare sembra perfino ostacolare quella speranza nel futuro che è necessaria per ribellarsi…
Personalmente, quando parlo con qualcuno che mi racconta apertamente di sé, riesco a sentire la meravigliosa bellezza che quel qualcuno ha dentro… e quando rifletto sulla psicopatologia mi sembra un po’ come se, ad oggi, più che gli individui che soffrono ad essere incapaci di adattarsi al mondo in modo realistico, sia la realtà stessa del mondo a non sapersi adattare alla loro sensibilità e poi mi chiedo… com’è possibile che non siamo più in grado di ascoltare e dar retta al nostro mondo interno?
Ho visto l'altro ieri Zeitgeist addendum, un documentario in cui fondamentalmente si parla proprio di questo, l'economia e il profitto come nuove entità da idolatrare... il tutto con una musica inquietante di sottofondo, non lo consiglio a nessuno!
Ahahaha Steeee!!! bellissimo! L ho visto diversi anni fa e lo consiglio a tutti!!! Anzi è una serie di 3 documentari vediti pure gli altri... !
Provo all'incirca le stesse preoccupazioni e lo stesse sensazioni, riguardo la realtà nella quale viviamo.
Penso sia una sensazione diffusa per chi è solito riflettere sulle cose attorno a se, e per chi si trova al limite dei confini del sistema... chi ne è dentro in modo assoluto avrà molte piu difficoltà a rendersi conto di ciò che avviene attorno a lui e tenterà di difenderlo a spada tratta... il punto è che si comincia con il riconoscimento delle cose che non vanno per muoversi verso un cambiamento...!!
Un'analisi molto interessante. Il punto secondo me è che l'uomo è e resta un essere sociale, ed in questo mondo a volte siamo costretti a "seguire la società" per non finire completamente isolati.
Ma non lo vedo necessariamente come un fatto negativo: è questo stato di perenne inquietudine e la continua ricerca di qualcosa che non abbiamo che ha portato l'uomo ad evolvere fino ai nostri giorni. Poi che stia evolvendo bene o male è un'altra questione... come ho già scritto in passato, il consumismo è un male dei nostri giorni, ma è un male che ci siamo tirati addosso da soli (come umanità, intendo).
Comunque sono contento di averti fornito l'insight per un argomento così profondo, spronarsi vicendevolmente al ragionamento è sempre un'ottima cosa ;)
Tu sicuramente parti da presupposti molto diversi dai miei... come infatti dal piccolo scambio sul titolo della tua storia su Essere e Avere... ma sono pienamente d'accordo su quanto dici qui... È vero ci siamo tirati questo male addosso da soli... ma se non riconosciamo gli errori e gli aspetti negativi e non li correggiamo o ancora meglio stravolgiamo... siamo persi
Ah, quanta verità in questo post che invita a riflettere. Brava aditili, acuta come sempre
Grazie Mille Maestro! Gentile e presente... come sempre 😘
Mi trovi d'accordo su molti punti: il sistema, il mondo in cui viviamo è quello che descrivi tu, freddo, miope e povero - povero di spirito, povero di anima, si intende.
Io penso che la chiave sia contenuta nella tua conclusione: se impariamo ad ascoltare la nostra interiorità facciamo i primi passi per liberarci dalla schiavitù in cui nasciamo.
Infatti... È quello che penso anche io... e non solo per deformazione professionale...
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Conoscendo qualcosa di Marx e Gramsci, hai mischiato strutture e sovrastrutture. Ad esempio nella struttura si trova il metodo e il rapporto di produzione. Ad esempio robot e relazione impiegante-impiegato. La struttura influenza la sovrastruttura, ossia la politica, la cultura, il diritto, la religione.
Attenzione a Zeitgeist che mischia varie cose senza dargli un nome e spesso commettendo errori a carattere economico.
Gramsci diceva che nei paesi industrializzati, dove ci si aspettava la rivoluzione, un pezzo di struttura non risultava cambiata a causa dell’egemonia borghese (industriali, commercianti, etc.), ossia la direzione culturale che mira al mantenimento di certe sovrastrutture e strutture (che si influenzano a vicenda). Sul come si cambia l’egemonia, si tratta dove un’altra storia. Ma Gramsci non citerà Stalin. Lo farà per altri motivi.
Colgo nuovamente l’occasione per ricordare che ai lavoratori di oggi manca una coscienza di classe (economica e non più operaia e contadina come ai tempi di Marx) e una coscienza ambientale (argomento persino più taciuto).
Quando si riuscirà a crearle entrambe? Qui parte il mio pessimismo. Da cui non vedo via d’uscita. E il tempo scarseggia.
Comunque quando ho pubblicato ti ho pensato sai... visto che è stato il mio primo articolo che coinvolgeva la tua materia... quindi sono contenta che tu l abbia letto... e se hai scritto cosa ne pensavi, a prescindere, significa che ha stimolato in te una emozione, positiva o negativa che sia...e comunque una riflessione... quindi, grazie mille per il tuo commento, è proprio lo scambio che mi piace! 😊😊😊
Ciao Giò! Perdonami ma non ho ben capito a cosa ti riferisci esattamente...!
Non ho nemmeno ben capito il tuo messaggio sinceramente 😅
Ad ogni modo ciò che scrivo non è esattamente uscito dalla saccoccia (putroppo... mi piacerebbe avere una mente così grande da avere certi pensieri così complessi e formulare nuove teorie dal nulla).
Considera che è una riflessione determinata da almeno una 10na di libri... tra La tousce e riftkin (giusto xke sono economisti) ad Augè, Sennet, Bauman, Barber, Quaglino, e non ricordo più che altro.... e penso che loro non le abbiamo confuse strutture e sovrastrutture... magari semplicemente la chiave di lettura è diversa... ;)
Indubbiamente i primi due citati non partono da un’analisi Marxiana. L’autore francese proviene da una riformulazione dell’economista Georgescu, che ho citato mesi fa.
Non ho capito quali punti non hai capito. Ricordati che le critiche al capitalismo arrivano principalmente da Marx. Oggi nello scenario politico globale, si assiste ad una morte di questa critica. Con la prossima crisi globale, emergeranno nuovamente dei germogli, così come è successo dopo il 2008
Mi spiace in questo caso devo esplicitamente contraddirti senza avere alcun dubbio... la critica al capitalilismo di marx risale al 1800... valida sino ai primi del 900...stai dicendo che oggi sia morta la critica al capitalismo... eemm come dire... da dove te lo esci?
Scusami se vuoi ti mando un intera bib liografia su autori contemporanei che criticano il capitalismo... alcuni te li.ho già accennati.prima...
Non è che se tu non hai mai incontrato grandi menti che criticano il capitalismo a parte Marx, significa che questa critica è morta lì....ci sono un infinità di cose che non conosciamo...e non significa che se non lo conosciamo noi ergo non esistono....
Ho scritto che non vedo più la critica politica, non ho specificato la distinzione fra quella letteraria e politica. La prima sicuramente risulta più viva.
L’analisi di Marx la trovo tutt’oggi per lo più valida, pur se non la considero scientifica. Ma non voglio entrare in un altro discorso
La critica politica... mmmm dove invece è presente? La politica oggi (non ovunque ma poco ci vuole) è prostrata agli interessi economici propri o del paese quel che sia... come può criticare il sistema che (a questo genere di politici )gli permette di avere potere? Il sistema che gli permette di calpestare il più debole? Il sistema dal quale sono nati e per il quale si trovano li...
E comunque ora che ci penso c'è stato persino un politico contemporaneo che critica il sistema capitalistico.. José Mujica, Uruguay... grande uomo
In Italia nei gruppi parlamentari, nemmeno quelli più a sinistra, mettono in dubbio il rapporto produttivo impiegante-impiegato.Conosco solo la Norvegia coi [Rødt].(https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjvt6u3jebXAhVO26QKHWi0CncQFggsMAA&url=https%3A%2F%2Fxn--rdt-0na.no%2F&usg=AOvVaw3ug3RFrzaWLi6PWLvmZjGh)
Non ho capito da dove deduci che questo tipo di anslisi confonda strutture e sovrastrutture, né perché tu pensi che siano invertite, qual è il senso che tu dai a questi concetti? E come hai interpretato quello che viene fuori dalle mie parole?
Un esempio “Per dirla alla Hillman viviamo sotto l’egemonia della più grande e pervasivamente invisibile figura mitica del nostro tempo: l’economia.”
L’economia rappresenta una sovrastruttura. Ho definito struttura e ss più sopra tramite degli esempi. Il contenuto di una sovrastruttura influenza, non il nome della categoria della sovrastruttura. Ricordo che esistono vari modi di fare economia. Oggi viviamo nel periodo di quella neo-liberale, detta anche neoclassica per motivi che non condivido.
Interpreto quello che hai scritto con preoccupazione e disagio.
Per dirla alla hillman xké lui usa questa meravigliosa metafora.. non ricordo esattamente le parole... ma questo era il senso... non è che comunque Padre Smith fosse tanto più pragmatico quando parlava di Mano Invisibile... prova a pensarci... c è tutta questa differenza tra L economia e il suo Dio denaro e la religione e il suo Dio zeus per esempio?
Ad ogni modo... come la religione non è cattiva di per se, ma il problema è l uso e le finalità x cui si mette in gioco... lo stesso vale per l economia, la politica, la tecnologia, il progresso... È una grande bip bip dire che sono dei problemi di per se... sono strumenti (neutrali di per se) utilizzati in una direzione o in un altra... il problema è come vengono strumentalizzate l economia e la politica oggi? Parlo dell economia come sovrastruttura perché è al vertice della piramide... la crescita economica prima di tutto, e tutto è prostrato al suo servizio...
Da quello che ne so io, non esiste un vertice che influenza più di altri. Occasionalmente il concetto viene rappresentano, a mio avviso in maniera errata, tramite una piramide.
💜